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Colpo su colpo: grandi opere o grandi bufale? Verso un futuro per tutti o indietro a un passato sorpassato? Firenze ancora in mano a una monocultura del turismo?

Aeroporto sotto casa e TAV sotto la città: un regalo a Firenze? Idra: “Le analisi di Rossi e i numeri di Giani siano sottomessi al vaglio dei fatti!”

Giuliano '95

A una tavola rotonda on line organizzata l’altro ieri dalla Uil Enrico Rossi dichiara: “Non si può pensare a difendere turismo e business senza modernizzare gli aeroporti o realizzare una stazione ferroviaria dell’alta velocità a Firenze che eviti il rischio di molti treni non si fermino più nel capoluogo toscano”.

Forse non ha letto la diagnosi che restituisce della stazione Foster, dati del progetto alla mano, l’analisi costi-benefici che tanto è piaciuta all’assessore ai Trasporti Vincenzo Ceccarelli. Queste le conclusioni testuali di quel documento sull’impatto della Foster in città: Gli utenti destinati a Firenze (…) sono complessivamente danneggiati dalla posizione della stazione. In particolare, tutti quelli che interscambiano tra treni (non solo regionali) in Santa Maria Novella avranno un significativo aumento di tempi, così come quelli destinati al centro di Firenze (es. i turisti). (…) La scelta di seguire sotto terra la cintura ferroviaria ha introdotto vincoli al progetto e per contro non sembra averne minimizzato i disagi per i ‘fiorentini’”.

Proprio un bel risultato per Firenze patrimonio Unesco, presidente! Conviene davvero vantarlo?

Del resto, ci sembra di ricordare che la TAV non se la passi bene neanche in quell’Europa tante volte invocata per giustificare le ‘grandi opere’: pochi giorni fa la Corte dei Conti europea ha messo a nudo che “la costruzione di nuove grandi infrastrutture di trasporto è una fonte rilevante di emissioni di CO2”. Idra ha commentato il pronunciamento della Corte in una lettera inviata a Enrico Rossi, a Eugenio Giani e a Dario Nardella. Che, normalmente, non rispondono.

Forse conviene non dimenticare poi quello che è capitato ai predecessori Vannino Chiti e Claudio Martini: un’altra Corte dei Conti, questa volta della Toscana, ha emesso a carico loro una severa sentenza per danno ambientale ed erariale dopo i disastri di un’altra avventura progettuale, il sotto-attraversamento TAV del Mugello. Riconosciuti responsabili di una “condotta gravemente colposa […], censurabile superficialità, insolita pervicacia ed in violazione ad elementari norme di diligenza” insieme a numerosi altri amministratori regionali e centrali, sono andati prescritti. Mentre al Mugello, al suo territorio e ai suoi abitanti incolpevoli sono rimasti i danni, non prescritti. Una sentenza che soltanto il pietoso reiterato pudore delle cronache amiche ha aiutato a rimuovere dalle memorie e dalle coscienze.

Quanto all’aeroporto-sotto-casa, ci sembra di ricordare che il progetto di ampliamento abbia ricevuto anch’esso una bocciatura, lo scorso febbraio, dal Consiglio di Stato.

Ma, ci domandiamo, si avvicinano tempi migliori?

Se a succedere a Chiti, a Martini e a Rossi sarà Eugenio Giani, c’è forse da dubitarne. A distanza di 16 mesi, l’attuale presidente del Consiglio regionale non risulta aver mai risposto, per esempio, alla richiesta di rettifiche che, a proposito di informazione corretta, Idra gli aveva trasmesso via Pec a febbraio dell’anno scorso. Giani aveva dichiarato infatti, a proposito della cantierizzazione TAV, alcune cose semplicemente fantasiose: saremmo in presenza di “un cantiere lasciato a metà”, dove “mancano solo 4-5 chilometri da scavare con la talpa”.

Idra provvide a girare al presidente del Consiglio regionale il pieghevole che il committente RFI ha diffuso sul “Nodo di Firenze”, coi dati del progetto. “Riteniamo che ogni opinione sia legittima”, scrisse l’associazione a Giani. “Ma anche che sia doveroso non esimersi dal divulgare dati corretti, esatti e completi”. E chiarì che:

-         il tracciato in sotterraneo si sviluppa per 6444 metri, non per “solo 4-5 chilometri”;

-         i tunnel sono due, e quindi sono 12888 metri, tre volte i km raccontati;

-         diversamente dal progetto approvato 21 anni fa, non si scaverebbero in contemporanea con due frese ma con una sola fresa, prima uno e poi l’altro: forse per risparmiare, ma non certo né tempi né rischi)

-         nell’area della stazione, dove c’è la grande buca incompiuta della Foster, a detta dell’ARPAT “è completato lo scavo di approfondimento fino a quota +41m s.l.m (a titolo di riferimento, la quota +41 è circa 5 metri più in basso del piano strada di via Circondaria – lo scavo finale è previsto fino a circa quota +20 slm)”, e dunque lo scavo è effettuato soltanto per un quarto del volume complessivo;

-         infine, la trincea per la stazione necessiterà di essere riempita e allestita con quanto necessario a ospitare le strutture previste dal progetto.

In altre parole, è davvero un po’ bizzarro parlare di “un cantiere lasciato a metà”. Perciò Idra chiese a Giani: “Ella condividerà che – se non sono intervenute modifiche nel progetto descritto nel documento RFI, e considerato il Suo ruolo istituzionale -  sia opportuno verificare la fondatezza della nostra segnalazione e, in caso positivo, voler cortesemente provvedere alle doverose rettifiche. Mai pervenute.

Da anni e anni, con tanto dispendio di denaro pubblico, dunque, sempre lo stesso stanco mantra: “grandi opere” uguale lavoro, “grandi opere” uguale progresso. Con l’aggiunta dell’ultimo grido in fatto di bufale: il ‘modello Genova’!

Si guarda bene, questa monotona classe politica, dal chiarire che le “grandi opere” succhiano quantità enormi di denaro e di risorse naturali in cambio di lavoro scarso e precario. E che con quelle stesse somme si potrebbero mettere a posto strade e ferrovie, scuole e ospedali, borghi terremotati, fiumi e versanti instabili, creando assai più lavoro, stabile e diffuso, utile alla società, all’ambiente e alla dignità di chi lo svolge.



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