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Modello Genova e semplificazione: il sindaco Nardella e la sua lista abitano su Marte?

Svenditalia, Report, Rai Tre, 8.6.'20

Svenditalia, Report, Rai Tre, 8.6.’20

Qualcuno vuole di grazia spiegare al sindaco di Firenze e alla sua Lista Nardella che il “modello Genova”, per le opere pubbliche in Italia, sta su Marte?

Lo ha chiarito lo stesso presidente dell’ANCE Gabriele Buia: “Per noi il ‘modello Genova’ non è replicabile, è un modello che ha tutte una serie di peculiarità e che abbiamo sempre contestato. A noi non va bene”.

Lo ha confermato la Fillea CGIL: basta bufale!

Lo ha spiegato Paolo Mazzanti: In primo luogo, il nuovo ponte è totalmente finanziato, mentre le infrastrutture normali procedono per stati d’avanzamento (…). In secondo luogo, alla ricostruzione genovese hanno partecipato tre cordate d’imprese e le due perdenti non si sono sognate di ricorrere al TAR contro i vincitori, perché bloccando i lavori sarebbero diventate nemiche della Patria (…).  Terzo, la ricostruzione del ponte non ha richiesto espropri perché è avvenuta sul tracciato del vecchio Morandi crollato, mentre si sa che i frequentissimi ricorsi dei proprietari espropriati sono tra le maggiori cause di lungaggini. Infine, tutti gli uffici pubblici che hanno dovuto autorizzare il ponte sotto la regia del Commissario-Sindaco Bucci, hanno lavorato rapidamente perché avevano addosso gli occhi del mondo, il che non potrebbe accadere con la stessa celerità per tutte le altre opere pubbliche.

Ritenere quindi “quello del ponte Morandi di Genova un modello da adottare, perché ha consentito di accelerare la realizzazione di un’infrastruttura cruciale”, come recita la nota dei consiglieri della Lista Nardella Mimma Dardano, Marco Del Panta e Maria Grazia Monti, è semplicemente un grave errore materiale, denota una conoscenza grossolana dei fatti e una pericolosa propensione alla propaganda piuttosto che all’informazione.

Rivendicare procedure irrealistiche, caro Sindaco, non giova a nessuno. Tanto meno alle piccole imprese, che di ben altre scelte di investimento hanno bisogno rispetto a quelle che coltiva pervicacemente la Sua Giunta. Il dichiarato “fine di facilitare l’esecuzione delle infrastrutture, sul modello utilizzato a Genova per la ricostruzione del ponte Morandi” può solo preoccupare, infatti, se le infrastrutture di cui si parla sono e restano cascami progettuali divenuti archeologici, in epoca di Green New Deal, come l’ampliamento dell’aeroporto di Peretola o l’avvio degli scavi sotto la città per un progetto, la TAV, fermo da 21 anni per demeriti tutti suoi.

Se poi nel Decreto Semplificazione, leggiamo, secondo il sindaco “bisogna consentire ai sindaci delle città d’arte di superare un muro di vincoli burocratici sul patrimonio storico-artistico senza il quale noi non potremmo fare niente”, allora davvero Firenze deve temere dalla sua permanenza al governo di Palazzo Vecchio. La ‘città del fiore’ risulta infatti già abbondantemente saccheggiata (e, in queste settimane Covid, con fortune ancora maggiori per gli speculatori esteri) in virtù della monocultura turistica devastante coltivata negli anni, come non più tardi di ieri sera ha documentato Report su Rai Tre. ‘Semplificare’ ancora, in queste condizioni, sarebbe come affidarsi a un medico che, per non perdere tempo prezioso con terapie, sopprime il paziente, così elimina la malattia!



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