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Banti e patrimonio sanitario fiorentino nell’era della nuova pandemia. Idra incontra i vertici amministrativi della ASL e propone un riesame delle politiche di investimento

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E’ stato un colloquio lungo e proficuo quello svoltosi la settimana scorsa in videoconferenza fra l’associazione che da oltre vent’anni segue la vicenda dell’ex Sanatorio Guido Banti di Pratolino e i vertici amministrativi dell’Azienda USL Toscana Centro. Hanno partecipato alla riunione via Skype il direttore amministrativo dott. Lorenzo Pescini, il responsabile del Dipartimento di area tecnica dott. Marco Brintazzoli, il responsabile del Patrimonio ing. Guido Bilello e il responsabile d’area ing. Luca Meucci. Con Idra, il presidente Girolamo Dell’Olio, il geom. Giulio Signorini e l’ing. Andrea Carrara.

Obiettivo centrale dell’incontro, per Idra, l’aggiornamento dell’interlocuzione con coloro che nell’Azienda seguono i destini delle tante strutture sanitarie dismesse o abbandonate, spesso di elevato pregio architettonico e ambientale, disseminate nel nostro territorio, come del resto in molte altre parti della Toscana (lo attesta un recente appello dal Pistoiese) e d’Italia.

L’associazione ecologista fiorentina ha posto l’accento sulla nuova attenzione che l’epidemia da Coronavirus proietta sul capitolo della salute: E’ in atto un cambio di paradigma nella percezione sociale del valore della sanità. Si annunciano finalmente allocazioni adeguate di risorse, nazionali ed europee, a beneficio della salute pubblica. Questo processo suggerisce una riconversione radicale delle logiche economiche che hanno ispirato la pianificazione degli interventi anche a livello locale”, ha osservato il presidente di Idra. “Ad esempio, il sanatorio Banti di Pratolino, abbandonato da decenni e oggetto di vandalismi, vanto per mezzo secolo della terapia polmonare, ha acquistato con la pandemia in corso un vero valore di simbolo: il suo recupero diventa oggi finalmente possibile e auspicabile”. “Certo”, ha aggiunto l’ing. Carrara, dicendosi intenzionato a lavorarvi, occorre predisporre un piano finanziario che valuti non soltanto la quantità di risorse necessarie al suo restauro, ma anche un meccanismo (planning) di autofinanziamento, comprensivo di “obbiettivi prioritari”, che ne garantisca il funzionamento a recupero ultimato”.

E qui non è mancata, da parte dell’associazione fiorentina, la descrizione delle molteplici opzioni d’uso che di quel complesso, e del suo grande polmone verde, è legittimo ipotizzare. Già nel 2004, in Commissione Sanità del Consiglio regionale, Idra e il Comitato di cittadini guidato da Gina Pratesi e Alfea Federici avevano depositato l’indicazione di una rosa di possibili destinazioni sanitarie e ambientali:

-         residenze sanitarie assistenziali (RSA) a disposizione delle popolazioni del Mugello e dell’area metropolitana Firenze-Prato-Pistoia, destinate a persone non più autosufficienti, con patologie fisiche e psichiche non curabili a domicilio, in cui sia assicurata 24 h/24 assistenza generica continuativa, assistenza infermieristica, assistenza medico-specialistica in relazione alle necessità, in forma programmata, proveniente dal territorio;

-         centri diurni semiresidenziali, con funzioni terapeutiche riabilitative mirate a prevenire e contenere il ricovero in strutture residenziali, per persone i cui bisogni derivano da incapacità o gravi deficit nello stabilire validi rapporti sociali o relazionali (in prevalenza anziani, portatori di handicap grave, pazienti psichiatrici);

-         presìdi post-degenza intermedi fra l’ospedale e l’abitazione;

-         servizi integrativi di diagnostica;

-         un poliambulatorio a disposizione delle comunità che vivono a cavallo della via Bolognese;

-         attività di formazione sanitaria: didattica, centro studi, convegni;

-         attività di educazione alla salute e di educazione ambientale,  rivolte alle scuole e alla cittadinanza (mostre, convegni, itinerari naturalistici, domeniche verdi, ecc.).

Oggi, hanno aggiunto Dell’Olio, Carrara e Signorini, a questi scenari potrebbero utilmente aggiungersi nuove potenzialità d’uso di carattere culturale (c’è chi propone di allestirvi un museo della presenza Demidoff in Toscana; chi una galleria dell’architettura razionalista nell’area fiorentina; chi un centro studi, ricerche e formazione di operatori per la tutela del patrimonio di biodiversità molto rilevante nella zona ove insiste “l’Incrociatore Banti”, con l’intervento di docenze universitarie e non), ambientale (uno dei manufatti minori potrebbe ospitare una base operativa della Scuola Edile per interventi di restauro dei muretti a secco di Monte Morello e dei beni storico-architettonici della collina in progressivo degrado), istituzionale (per sedi della facoltà di Agraria, o di Architettura in sinergia con la Scuola Edile, o dei Carabinieri Forestali).

Una vera rivoluzione culturale nella politica dell’ospitalità a beneficio di chi ama venire a conoscere Firenze (dalle scolaresche agli artisti alle famiglie), ha suggerito Idra, deriverebbe poi dall’assegnazione al Banti di una funzione ricettiva orientata a promuovere la qualità dell’accoglienza, come primo esperimento di antidoto alla proliferazione prettamente speculativa del modello Airb&b che imperversa in tutte le città d’arte.

In questi ultimi 25 anni anche nel capoluogo toscano si è affermata infatti una politica scellerata che, completando la mercificazione della città cara al mondo, ne sta erodendo identità sociale e culturale, spopolandola dei suoi residenti (oggi solo in 19.000 resistono nel Centro storico Unesco!), consegnandola alla monocultura di un turismo di massa usa-e-getta, tanto redditizio per le rendite di posizione conquistate dai nuovi oligopoli dell’accoglienza quanto vulnerabile e tossica laddove condizioni come quelle dell’attuale pandemia ne mettano a nudo l’impressionante fragilità. “Questo incrociatore che guarda l’intera vallata dell’Arno dalle pendici del dantesco Uccellatoio”, hanno commentato il presidente di Idra, Andrea Carrara e Giulio Signorini, “circondato da un parco incastonato a sua volta fra il Sito di importanza comunitaria di Monte Morello e il parco di Villa Demidoff, collegato – come è già – con un efficiente servizio bus alla città, patrimonio dell’Unesco, costituirebbe un modello virtuoso di foresteria sociale, a prezzi contenuti, a disposizione di studenti e insegnanti, artisti, “turisti slow” provenienti con una piccola deviazione dal “Sentiero degli dei” che da Bologna porta a Firenze, studiosi interessati a coltivare la cultura del mondo animale e vegetale. Prospettive suscettibili, tutte, di produrre significativi risultati in termini di indotto occupazionale”.

E dunque, ha concluso Giulio Signorini, “lavoreremo volentieri alla definizione di un’ipotesi di piano finanziario. Ma chiediamo alla ASL un primo passo che attesti la disponibilità a rivisitare le proprie scelte sull’ex Sanatorio, fin qui infruttuose peraltro, sospendendone il provvedimento di alienazione. La trattativa privata, alla quale la vendita del bene era stata ammessa, non ha del resto ancora sortito alcun risultato, si è appreso nel corso dell’incontro. E’ stato inoltre comunicato che sono in avvio le procedure di affidamento dei lavori per la bonifica dell’amianto presente in copertura che avranno un costo di circa 70.000,00 €; per quanto riguarda la ex centrale termica l’intervento previsto comporta la messa in sicurezza mediante confinamento. Affidato l’appalto la ditta provvederà alla redazione del piano di lavoro per la rimozione dell’amianto e quindi potranno essere avviati i lavori. E’ presumibile che la presenza del cantiere possa limitare le intrusioni abusive.

Dal Banti, il gruppo di cittadini che si sono confrontati lunedì con gli esponenti del settore amministrativo della ASL ha allargato poi l’oggetto dell’interlocuzione anche all’intero patrimonio sanitario fiorentino dismesso (da Villa Basilevski al Sant’Antonino, dal S. Giovanni di Dio al Luzzi, dall’ex ospedale di Luco di Mugello a San Salvi, e via discorrendo), preannunciando l’intenzione di richiedere un’audizione all’apposita Commissione del Consiglio regionale della Toscana. “Stiamo predisponendo in merito una memoria”, ha spiegato Dell’Olio, “e chiediamo quindi ai referenti del Settore patrimonio dell’ASL i dati che possano aiutarci a stilare un censimento aggiornato dello stato dell’arte dei beni”. D’altronde interventi mirati di recupero possono collaborare anche a ridurre/annullare il “consumo di suolo” che l’edilizia ha sinora perpetrato negli ultimi decenni.

Dopo oltre due ore di colloquio, Idra e ASL si sono lasciati con la richiesta da parte dell’Associazione al direttore amministrativo Lorenzo Pescini di promuovere un prossimo incontro, auspicabilmente in presenza, a livello di Direzione generale e di Giunta regionale, così da poter iniziare a verificare anche in quelle sedi le effettive disponibilità a quel “ne usciremo tutti diversi e migliori” che accompagna come augurale colonna sonora le migliori dichiarazioni pubbliche della politica in questa difficile emergenza sanitaria globale.



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