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Oltrarno: “L’altra Firenze, la vera Firenze, la Firenze magica”

Per Carniani e Seniori Costantini sono assolutamente da salvare la storia e la bellezza di questo angolo della città

Edvard Munch, 1893, L'urlo

Edvard Munch, 1893, L’urlo

Nuove prove solide oggi, nella cassetta della posta del sindaco e della giunta, di un’emergenza urbanistica diffusamente e autorevolmente esecrata”, scrive Idra nella lettera con cui presenta a Palazzo Vecchio le testimonianze di altri due esponenti dell’intellettualità fiorentina firmatari del Manifesto Boboli-Belvedere.

Questa volta è il turno del medico epidemiologo Adele Seniori Costantini, che ha anche rivestito il ruolo di presidente dell’Associazione italiana di epidemiologia (Aie), e del fondatore e presidente onorario dell’Associazione Centro Guide Turismo di Firenze e Toscana, Mario Carniani, che ha guidato in questi giorni ragazzi, adulti e anziani in una passeggiata culturale lungo Via San Leonardo e Costa San Giorgio per il progetto partecipativo “Laboratorio Belvedere” proposto dai cittadini di Oltrarno.

“L’Oltrarno è sempre stato per me, fiesolano di nascita, l’altra Firenze, la vera Firenze: la Cappella Brancacci di Masaccio, la reggia di Pitti con Boboli e Belvedere, la ripida Costa San Giorgio sulla via di Arcetri, Borgo San Jacopo e via de’ Bardi ricostruite nel dopoguerra, le botteghe artigiane intorno a Santo Spirito”. Con queste parole Carniani conferma una percezione che abbiamo visto condivisa in tanti degli interventi di coloro che hanno partecipato alla maratona oratoria civile sotto Palazzo Vecchio: quella di un ritaglio di città storica con una sua fisionomia irripetibile, “la Firenze magica di Elizabeth Barrett Browning e di Ottone Rosai, di Carlo Levi e di Dostoevskij, di Anna Maria Luisa e di Pietro Leopoldo, di Frederick Hartt e di Ugo Procacci, la città dei mercanti, degli orafi e dei banchieri, dei sovrani di Toscana e d’Italia, dei cultori del bello e del raffinato, ma anche dei disperati e dei visionari, che ha sofferto, sperato ed amato, sempre proiettata verso il sublime, nemica delle sciatterie e delle banalità”. Non a caso si domanda, Carniani: “Che cosa rimarrà dell’universo proletario di Vasco Pratolini, che da via dei Magazzini e da via del Corno saliva su su verso via San Leonardo?”. E, a illustrare il microclima di “questo angolo di Firenze, assolutamente da salvare, che ci rende unici nel pianeta, cita un passo della sua “Cronaca familiare”.

La domanda di arte e cultura che i mesi di confinamento da pandemia hanno come riattivato nell’animo di tanti concittadini, spingendoli a riconoscere i valori del proprio territorio e a ritrovarvi le radici di un’identità smarrita nella giungla del consumismo turistico, ora imposto ora subìto, non sembra certo trovare una risposta coerente nella Variante Costa San Giorgio. Laddove si propongono infatti “percorsi di conoscenza del patrimonio artistico e della storia della città per adulti e bambini”, osserva Adele Seniori Costantini, il Comune di Firenze invece “accetterebbe che la quasi totalità dell’ex caserma militare di Costa S. Giorgio, tra Forte Belvedere, Palazzo Pitti e Villa Bardini, sia destinata alla costruzione di un resort di lusso e delle conseguenti infrastrutture, invasive di spazi pubblici a vantaggio solo di turisti facoltosi”. Ma “un mega-albergo di lusso non ha nulla a che vedere con la storia e la bellezza di questo angolo della città, patrimonio dell’Unesco, un “bene pubblico” che deve essere tutelato e mantenuto per i cittadini di Firenze e del mondo di oggi e di domani”.

Seguirà l’intervento di Abner Rossi, poeta, scrittore e regista.

Resta nel frattempo, Idra, in paziente democratica attesa dell’auspicato confronto pubblico richiesto sul contestatissimo caso della variante.

 

 

 

I contributi di Mario CARNIANI e Adele SENIORI COSTANTINI

 

Quando mi è stato proposto di accompagnare un gruppo di giovani e di adulti in visita a via San Leonardo e Costa San Giorgio ho accettato l’invito con entusiasmo. L’Oltrarno è sempre stato per me, fiesolano di nascita, l’altra Firenze, la vera Firenze: la Cappella Brancacci di Masaccio, la reggia di Pitti con Boboli e Belvedere, la ripida Costa San Giorgio sulla via di Arcetri, Borgo San Jacopo e via de’ Bardi ricostruite nel dopoguerra, le botteghe artigiane intorno a Santo Spirito.

Di fronte alla casa di Galileo, e poi a quella di Francesco Guicciardini, viveva mio zio Vittorio, un cuoco raffinato e mai dimenticato per il suo prelibato risotto allo zafferano, e la zia Teresa che cuciva per le grandi famiglie fiorentine. Era la Firenze rinata dalla guerra e poi dall’alluvione che raggiungevo con i primi turisti di massa, spesso attraverso il Corridoio Vasariano. E’ la città che ho voluto far conoscere ai miei studenti di Dartmouth College e della Georgetown University, liberata dalle macerie e dal fango, salvata convintamente da giovani e vecchi, fiorentini e stranieri, da donne alla ricerca della parità con gli uomini.

Questa è la Firenze magica di Elizabeth Barrett Browning e di Ottone Rosai, di Carlo Levi e di Dostoevskij, di Anna Maria Luisa e di Pietro Leopoldo, di Frederick Hartt e di Ugo Procacci, la città dei mercanti, degli orafi e dei banchieri, dei sovrani di Toscana e d’Italia, dei cultori del bello e del raffinato, ma anche dei disperati e dei visionari, che ha sofferto, sperato ed amato, sempre proiettata verso il sublime, nemica delle sciatterie e delle banalità.

Che cosa rimarrà dell’universo proletario di Vasco Pratolini, che da via dei Magazzini e da via del Corno saliva su su verso via San Leonardo? Ecco alcuni brani illuminanti tratti da Cronaca familiare.

“Quando la mamma morì tu avevi venticinque giorni, eri ormai lontano da lei, sul colle. I contadini che ti custodivano ti davano il latte di una mucca pezzata; ne ebbi anch’io una volta che venimmo a trovarti con la nonna” … “Ti venivamo a trovare, sul colle, quasi tutti i giorni. Si saliva Costa de’ Magnoli, Costa Scarpuccia, era estate, luglio; ogni volta, finita l’ascesa, io volevo trattenermi a guardare San Giorgio e il Drago, scolpiti sulla Porta; la nonna mi tirava per mano. Gli ulivi erano bianchi sotto il sole, emergevano con tutti i rami dai muretti in cui è incassata via San Leonardo. Al di là, i campi arati, perfetti, in leggera pendenza; un gran frinire di cicale, e farfalle smarrite nella luce.” … “Venirti a trovare a Villa Rossa significava prepararsi a un rito.”…“Secondo le stagioni, al ritorno, facevamo degli incontri sulla strada. A cavalcioni del muretto di cinta un contadino potava gli ulivi, si toglieva il cappello per salutare la signora; il giovane mezzadro ch’era stato a distribuire il latte ai clienti di città, ritornava col barroccino tirato dal cavallo: il suonare dei bubboli e il tintinnio dei bidoni riempiva il luogo di fracasso, gli zoccoli del cavallo avevano l’eco più forte;” …”La strada è lastricata, larga pochi metri, i muri di cinta sono alti poco più di un uomo, le cancellate delle ville lo stesso.”…”Scendendo Costa de’ Magnoli |la nonna| piangeva a labbra strette. Sul Ponte Vecchio io le chiesi: “Dove lo si potrebbe mettere a dormire?”.

Meditiamo prima di vedere scomparire questo angolo di Firenze, assolutamente da salvare, che ci rende unici nel pianeta.

 

Mario CARNIANI

già docente d’inglese, guida turistica

fondatore e presidente onorario Associazione Centro Guide Turismo Firenze e Toscana

 

 

“In tanti hanno sete di arte e di cultura”. Sono queste le parole con cui il direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt, ha commentato il successo della riapertura al pubblico degli Uffizi, Palazzo Pitti e Giardino di Boboli. Tre siti museali di straordinario interesse, molto amati dai Fiorentini, che potranno essere finalmente di nuovo fruibili grazie anche a iniziative come “R- Estate con l’arte” che proporrà percorsi di conoscenza del patrimonio artistico e della storia della città per adulti e bambini.

Del tutto in contrasto con tale visione culturale e sociale, il Comune di Firenze con la variante al piano regolatore “Variante Costa San Giorgio” (fortunatamente non ancora in fase di applicazione) accetterebbe che la quasi totalità dell’ex caserma militare di Costa S. Giorgio, tra Forte Belvedere, Palazzo Pitti e Villa Bardini, sia destinata alla costruzione di un resort di lusso e delle conseguenti infrastrutture, invasive di spazi pubblici a vantaggio solo di turisti facoltosi.

Un mega-albergo di lusso non ha nulla a che vedere con la storia e la bellezza di questo angolo della città, patrimonio dell’Unesco, un “bene pubblico” che deve essere tutelato e mantenuto per i cittadini di Firenze e del mondo di oggi e di domani.

 

Adele SENIORI COSTANTINI

medico epidemiologo



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