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Custodi della collina: la passeggiata a Belvedere è già un video

Idra invia in giunta il film del terzo atto del “Laboratorio Belvedere”. Insieme a due contributi particolarmente utili

 A passeggio in collina con Giuliano!

A passeggio in collina con Giuliano!

Si è svolta solo due giorni fa, ma è già un video pubblicato in rete, la passeggiata gratuita, lenta e allegra organizzata da Idra come terzo appuntamento pubblico del progetto partecipativo negato che la cittadinanza attiva dell’Oltrarno persegue a prescindere dalla fragorosa indifferenza del governo della città, dopo l’audizione in commissione Territorio del Quartiere 1 e la maratona oratoria sotto la torre di Arnolfo. Mario Carniani ci guida a gustare per due ore arte, architetture, paesaggi, colori, devozioni, racconti, poesie, biografie, aneddoti che si snodano – legati dal filo continuo della storia della città –  lungo le dolci Via San Leonardo e Costa San Giorgio: un angolo d’incanto fiorentino da difendere, sul quale incombe un’improvvida variante urbanistica che minaccia di snaturarne ambiente, memoria e vivibilità.

Passione, curiosità e attenzione nella composita brigata di custodi della collina che ha partecipato alla visita: più generazioni, compresi splendidi ragazzi di liceo e scuola media, due visitatrici dalla Germania, nuovi compagni di viaggio aggiuntisi strada facendo, un parroco e un volontario ad accoglierci nelle antichissime chiese di San Leonardo in Arcetri e San Giorgio alla Costa e dello Spirito Santo, appena restaurata nel suo fastoso decoro barocco e rococò, e invitato speciale Giuliano, che alla passeggiata ha dedicato il tocco della sua arte con la vignetta che qui condividiamo. Alla fine, la sensazione di avere raggiunto lo scopo: quello di vivere in diretta, intrecciando conoscenze a emozioni, uno scorcio speciale di Firenze sul quale iniziano però a profilarsi minacce di degrado che meritano la massima attenzione. Inaspettato, ad esempio, lo sgradevole volume di traffico motorizzato deviato ultimamente su questa delicata viabilità….

Restituire il clima dell’iniziativa attraverso le parole ispirate di Mario Carniani, fondatore del Centro Guide Turismo di Firenze e Toscana, e l’accorta regia video di Salvatore Di Fina è l’obiettivo che persegue oggi la nona nota trasmessa al sindaco e agli assessori della città. Come nelle precedenti lettere certificate inviate alla squadra di governo, trasmesse per conoscenza ai consiglieri comunali e del Quartiere 1, si propongono testi-stimolo provenienti dalla maratona oratoria civile avviata il 28 maggio ma ancora in pieno corso, dato che nuovi contributi arrivano continuamente, anche da piattaforme web non fiorentine alleatesi all’Oltrarno in questa battaglia (ad esempio, su Odissea, le testimonianze di Romano Rinaldi, di Giuseppe Oreste Pozzi, di Marco Vitale).

Oggi Idra propone alla giunta le riflessioni di Lorenzo Orioli, agronomo funzionario di Stato, e di Marco Massa, architetto, già professore ordinario di Urbanistica.

Il primo denuncia lo svuotamento di Firenze come “risultato di una politica decennale, pianificata, programmata, di allontanamento dei residenti, in particolare dal centro storico”.  Ma mentre oggi si dichiara che non si vogliono più resort, “si incrementano gli student hotels, così che la popolazione non residente sarà comunque sostituita da una popolazione solo abitante, cioè residente per qualche  tempo in più rispetto al solito turista mordi e fuggi”. Ma la pandemia ha mostrato come lo svuotamento della città dai turisti l’abbia lasciata “più deserta”. Una città così, osserva anche Orioli, “perde la sua anima e perde la sua attrattiva”. Togliere poi la fruizione pubblica dei beni pubblici per crearne una servitù, come minaccia il progetto che potrà originarsi dalla variante adottata per Costa San Giorgio, tradisce il sistema di bellezza diffusa che è tipico di questa città, della Toscana e dell’Italia. E’ la triste indicazione che, ancora una volta, la fruizione del bello è questione elitaria”. Per di più, “in una città in cui la bellezza era stata concepita anche per il povero”. Particolarmente efficace suona la descrizione degli esiti della vera e propria sostituzione civica che questa cultura urbanistica inevitabilmente determina: L’operazione di svuotare la città ha raggiunto il suo obiettivo politico-elettorale: non avere cittadini residenti vuol dire non accorgersi dei problemi e non avere opposizione e rappresentanza civica. Nel frattempo, però, si è reso il centro storico una periferia. Il motto-programma politico di qualche anno fa “la periferia al centro” si è dunque realizzato”.

Marco Massa, da parte sua, di fronte alle conseguenze prevedibili di una trasformazione “incompatibile con le caratteristiche sia del complesso che con la situazione ambientale”, che “acuirebbe gravemente le disuguaglianze nell’uso dello spazio urbano”, affida ad una precisa proposta operativa la pars construens del ragionamento: “Sostituire il cosiddetto piano delle valorizzazioni e alienazioni con un vero piano delle destinazioni per tutte le proprietà pubbliche, un piano della città pubblica (edifici, spazi, infrastrutture), in particolare delle proprietà di valore storico culturale, prima che spariscano del tutto […] Questo sarebbe il modo serio, concreto, trasparente di “valorizzare” il patrimonio pubblico e di investire nella “cultura” al di là del fumo degli annunci”.

“Non cessiamo di attendere da qualche componente di codesta Giunta – scrive, concludendo, il presidente di Idraun segno di attenzione alla campagna di informazione e di coinvolgimento partecipativo che la scrivente associazione persegue da mesi, apparentemente inascoltata da Palazzo Vecchio”. Ricordando l’impegno della cittadinanza attiva “custode della collina che ospita in area Unesco i due ex conventi, medievale e cinquecentesco, oggetto della massiccia trasformazione urbanistica prevista dalla variante semplificata adottata il 1 giugno 2020. Variante sui cui contenuti ben 677 residenti dell’Oltrarno / Quartiere 1 Vi hanno invitato educatamente ad accordare un dibattito pubblico”.

Seguiranno gli interventi di Leonardo Rombai, già professore ordinario di Geografia nell’Università di Firenze, presidente di Italia Nostra-Sezione di Firenze, e Luigi Zangheri, presidente emerito dell’Accademia delle Arti del Disegno, già docente di Restauro del verde storico e di Storia del giardino e del paesaggio.

 

I contributi di Lorenzo ORIOLI e Marco MASSA

 

Le lacrime di coccodrillo del Sindaco (vedasi La Repubblica di Firenze del 21 maggio 2021) espresse per lo svuotamento di Firenze non sono altro che il risultato di una politica decennale, pianificata, programmata, di allontanamento dei residenti, in particolare dal centro storico. Un fenomeno in discesa che risale all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso e che ha fatto perdere alla città, in venti anni, cioè sino al 2002, circa 91 mila residenti, ed altri circa 15 mila tra il 2000 e quest’anno. Oggi siamo poco meno di 359 mila. Questo è il fenomeno. L’epifenomeno è la svendita, anche questa pianificata e programmata, degli edifici storici in città, di proprietà pubblica… Altre lacrime di coccodrillo. Mentre infatti si dichiara che non si vogliono più resort, si incrementano gli student hotels, così che la popolazione non residente sarà comunque sostituita da una popolazione solo abitante, cioè residente per qualche  tempo in più rispetto al solito turista mordi e fuggi. E’ questa la garanzia e l’argine alla svendita e alla rendita? I buchi neri della città, gli edifici storici di cui non si sa cosa farsene, si alienano e così la città viene immoralmente deprivata. Nell’ottica che ciò che viene venduto è definitivamente perso sta l’operazione Costa San Giorgio. Il caso Villa Basilewsky diventa quasi accessorio a questo sistema di gestione immobiliarista del patrimonio pubblico, inaugurato qualche consiliatura fa e di cui l’attuale Sindaco è fedele prosecutore. La pandemia ha però mostrato come lo svuotamento della città dai turisti ha lasciato la città ”più deserta” . Una città così perde la sua anima e perde la sua attrattiva, anche per quei turisti extra lusso di Costa San Giorgio.

Togliere la fruizione pubblica dei beni pubblici per crearne una servitù, come è previsto per Boboli e la sua cremagliera, tradisce il sistema di bellezza diffusa che tipico di questa città, della Toscana e dell’Italia. E’ la triste indicazione che, ancora una volta, la fruizione del bello è questione elitaria. In una città invece in cui la bellezza era stata concepita anche per il povero (Ospedale degli Innocenti), si capisce che il sistema di valori che orientano l’attuale amministrazione sono il proprio contrario di quello spirito che ha permesso la costruzione di piazze, chiese e palazzi: è tutto quello che oggi si vuole vendere o trasformare in parcheggi, sopra o sotto terra.

Nella città che accoglie il festival dell’Economia Civile si promuove la rendita, che è immorale, e che va contro i principi ispiratori di quella stessa economia civile che si vuole promuovere. Un tempo, all’ipocrisia politica si opponeva un minimo di pudore pubblico, oggi non se ne ha neanche sentore. L’operazione di svuotare la città ha raggiunto il suo obiettivo politico-elettorale: non avere cittadini residenti vuol dire non accorgersi dei problemi e non avere opposizione e rappresentanza civica. Nel frattempo, però, si è reso il centro storico una periferia. Il motto-programma politico di qualche anno fa “la periferia al centro” si è dunque realizzato.

Lorenzo ORIOLI

agronomo funzionario di Stato, già docente a contratto Università di Firenze

 

 

Anche io credo che la trasformazione in resort proposta per l’ex caserma Vittorio Veneto sia da impedire per almeno due ragioni.

Perché da un lato rappresenta un esempio emblematico di quella politica sciagurata perseguita da anni non solo a Firenze attraverso il cosiddetto “piano della valorizzazioni e alienazioni” che pensa di risanare la finanza pubblica privatizzando e svendendo il patrimonio pubblico compresi gli edifici monumentali anziché con una più equa politica fiscale. A Firenze questa politica ha già fatto perdere molti complessi importanti (ultimo l’ex Teatro comunale)

Dall’altro perché ritengo sbagliato l’intervento proposto, anche se il complesso non fosse svenduto, ossia la sua trasformazione per la massima parte in villaggio turistico di lusso. E’ una trasformazione incompatibile con le caratteristiche sia del complesso che con la situazione ambientale per i motivi e con gli effetti negativi già elencati da molti.

Tutto ciò acuirebbe gravemente le disuguaglianze nell’uso dello spazio urbano.

E’ allora inutile che da un lato il comune annunci roboanti novità di sviluppo degli spazi pubblici nel Piano urbanistico operativo e chieda i fondi europei (che pur con tutti i limiti pongono la coesione sociale  come requisito indispensabile) se dall’altro nella pratica liquida gli spazi già di sua proprietà che sarebbero adatti come sedi di nuovi servizi ad esempio sanitari, come le cosiddette “case della salute”.

Invece quello che servirebbe sarebbe sostituire il cosiddetto piano delle valorizzazioni e alienazioni con un vero piano delle destinazioni per tutte le proprietà pubbliche, un piano della città pubblica (edifici, spazi, infrastrutture), in particolare delle proprietà di valore storico culturale, prima che spariscano del tutto: in quell’ambito si potrebbero forse selezionare le parti alienabili prive di valore storico-culturale o urbanistico inquadrandole nelle indicazioni per l’assetto di tutto il sistema, ma stabilendo anche una effettiva politica di interventi di recupero e di destinazioni sociali. Qualche esempio sporadico c’è: le Murate sono apprezzate da tutti. Questo sarebbe il modo serio, concreto, trasparente di “valorizzare” il patrimonio pubblico e di investire nella “cultura” al di là del fumo degli annunci.

Marco MASSA

architetto, già professore ordinario di Urbanistica alla Facoltà di Architettura di Firenze

 



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