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Come si dilapidano i nostri gioielli: il caso Banti finisce in Regione Toscana

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Idra rivendica ascolto della popolazione e sinergie fra soggetti pubblici: manca una visione d’insieme!

Primo incontro ieri, in Regione, sul tema del continuo osceno aggravarsi delle condizioni dell’ex sanatorio Guido Banti a Pratolino, col funzionario che si occupa delle tematiche trasversali in materia di ambiente e salute.  Al dott. Piergiuseppe Calà, infatti, l’assessore al Diritto alla Salute Stefania Saccardi ha delegato il primo contatto con l’associazione Idra, che denuncia e monitora dal 1996 – insieme al Comitato per la difesa del suo uso pubblico e sanitario – il pericoloso abbandono al quale il complesso risulta condannato.

Un lungo e approfondito colloquio, quello avvenuto nella sede di via Taddeo Alderotti, nel corso del quale sono stati analizzati e discussi i numerosi aspetti e risvolti della pluridecennale vicenda, a partire dall’emergenza sanitaria che la USL Toscana Centro ha il compito di fronteggiare da quando è scattata la preoccupata denuncia da parte della cittadinanza. E’ stata infatti segnalata e documentata, analisi alla mano, la diffusa presenza di amianto che dalla copertura in frantumi si irradia nel parco circostante e potenzialmente nell’intero comprensorio per effetto del trasporto da parte del vento e dell’acqua. Com’è noto, la valutazione del rischio è in corso di nuova definizione, con riflessi positivi – si spera – sull’orizzonte temporale della bonifica, che la prima valutazione pervenuta dalla ASL prospettava nel lontano 2022. Non è ancora arrivata a Idra, tuttavia, la documentazione del rinnovato programma di intervento che il Servizio di protezione e prevenzione ASL avrebbe assicurato di voler adottare.

 

Nel corso del colloquio con il dott. Calà, il presidente di Idra ha rimarcato la necessità e l’urgenza di scelte di fondo condivise sulla destinazione del prezioso manufatto e del suo vasto parco, che lo storico dell’arte Antonio Paolucci così presentava nella relazione storico-artistica di accompagnamento al decreto di vincolo del 27 febbraio 2006:

L’edificio sanatoriale è tra i primi edifici italiani costruiti interamente in cemento armato ed è caratterizzato da forme sobriamente geometriche tipiche dell’architettura razionalista. L’abbondanza di balconi e finestre che si affacciano verso valle e le vetrate dell’ultimo piano, pensate per dar luce alle verande elioterapiche, testimoniano la volontà di utilizzare i benefici influssi della natura circostante a fini terapeutici. A partire dal 1924, anno di istituzione del Consorzio Provinciale Antitubercolare, Firenze divenne una città all’avanguardia nella lotta alla tubercolosi e il sanatorio Guido Banti costituisce l’ultima realizzazione di istituzioni antitubercolari della provincia. Durante la costruzione del convalescenziario, al fine di dotare la nascente istituzione di un quantitativo di acqua sufficiente, la principessa Demidoff donò nel 1935 all’Istituto Fascista per la Previdenza Sociale le sorgenti idriche di sua proprietà”.

Quello che troppo spesso guida oggi gli interventi pubblici, ha fatto osservare Idra, è purtroppo una visione di carattere settoriale, a comparti stagni. Manca una cultura trasversale della tutela. Emblematico il caso del Banti: le qualità architettoniche, storiche e ambientali del complesso esigerebbero l’intervento in sinergia di più soggetti pubblici, locali (Comune, Città Metropolitana, Regione) e centrali (Ministeri dei Beni culturali, dell’Istruzione e della Ricerca, della Salute, dell’Ambiente). Urge – nell’Amministrazione pubblica – imparare a dialogare fra competenze diverse e a progettare con spirito collaborativo, ascoltando e coinvolgendo la popolazione.

“Un piccolo passo rispetto alle vostre richieste è stato fatto”, ha commentato al termine del colloquio il dott. Calà. “Auspico, e lo farò presente, che dopo questo contatto ci sia anche la possibilità che venga garantita una risposta alla vostra richiesta di incontro con l’assessore”.

Da parte sua Idra ha chiesto la cortesia di vigilare affinché non si corra il rischio di una svendita del Banti a trattativa privata, e di promuovere l’autorizzazione di un sopralluogo nel complesso guidato dalla ASL, come già richiesto da Idra al Direttore generale Paolo Morello Marchese, che permetta di documentarne anche visivamente – ai fini di una conoscenza approfondita ed esaustiva dell’effettivo stato dell’arte – le attuali condizioni.



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