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ANCORA 24 ORE DI TEMPO, PRESIDENTE ROSSI, PER ‘CAMBIARE VERSO’!

Il presidente dell’Associazione ecologista fiorentina Idra, Girolamo Dell’Olio, ha indirizzato al presidente uscente della Regione Toscana Enrico Rossi, candidato alle prossime elezioni amministrative regionali, la seguente lettera.

 

Gentile Presidente,

le scriviamo per invitarla a quello che a noi parrebbe un gesto di saggezza prima che scattino i termini del silenzio elettorale.

Lei ha ancora 24 ore di tempo per annunciare alla popolazione toscana l’auspicabile scelta – che tornerebbe assai utile anche alle casse dello Stato – di cancellare ogni consenso politico e amministrativo ad un’operazione, il sottoattraversamento TAV di Firenze, che si trascina improduttivamente da decenni con effetti deleteri sull’economia, sui trasporti pubblici, sulla salubrità dell’ambiente, sulla salute dei cittadini, oltre che sulla stessa credibilità delle istituzioni.

Non può bastare quanto hanno acclarato – per i danni accumulati in Mugello e a Monte Morello – le sentenze del Tribunale di Firenze in materia di gestione non autorizzata, traffico illecito di rifiuti, omessa bonifica, e colossale depauperamento delle risorse idriche?

Non possono bastare le gravi responsabilità individuate dalla Corte dei Conti in materia di danno erariale a carico di una serie di dirigenti centrali e di amministratori regionali che l’hanno preceduta nella fase dell’approvazione dei progetti di tratta appenninica TAV, agendo “con censurabile superficialità, insolita pervicacia ed in violazione ad elementari norme di diligenza”?

Non può bastare il raccapricciante mosaico di collusioni politico-affaristiche, col concorso di qualificati segmenti istituzionali e organismi ‘di garanzia’, che ha documentatamente paventato la Direzione Distrettuale Antimafia attorno alla stessa cantierizzazione TAV della città patrimonio dell’Umanità, Firenze, ancor prima che partano gli interventi di maggiore impatto?

Non può bastare che l’Autorità Nazionale Anticorruzione (il cui presidente Raffaele Cantone ha esplicitamente definito ‘criminogeno’ il modello finanziario che presiede all’attuazione del progetto TAV) si sia costituita parte civile nel procedimento penale fiorentino, dalla cui istruttoria ha preso le mosse quell’ancor più ampia e inquietante indagine nazionale denominata ‘inchiesta-sistema’?

Non può bastare l’ammonimento morale della Corte dei Conti che nelle “Risultanze del controllo sulla gestione dei debiti accollati al bilancio dello Stato contratti da FF.SS., RFI, TAV e ISPA per infrastrutture ferroviarie e per la realizzazione del sistema “Alta velocità”” rimarca: “queste operazioni pregiudicano l’equità intergenerazionale, caricando in modo sproporzionato su generazioni future (si arriva in alcuni casi al 2060) ipotetici vantaggi goduti da quelle attuali”?

Non può bastare che l’Autorità per la Vigilanza sui Contratti pubblici abbia vergato nero su bianco nelle proprie relazioni sulla TAV appenninica, già a dicembre 2007, che gli interventi gestiti da TAV S.p.A. risultavano caratterizzati da “gravi infrazioni ai principi della libera concorrenza e della non discriminazione”, che essi avevano “subìto, in corso di esecuzione, notevoli incrementi di costo e del tempo di realizzazione”, grazie anche a convenzioni “stipulate senza riferimento ad un’adeguata progettazione”, che “non hanno posto a carico del General Contractor alcun rischio effettivo”, mentre persino “i progetti esecutivi hanno spesso mostrato un livello carente di approfondimento”? O che abbia denunciato, apparentemente inascoltata dalla politica, già nella “Relazione 2010”, che per i Nodi ferroviari di Firenze e Bologna si registravano “rilevantissimi incrementi di costo e dei tempi di realizzazione, nonché iscrizione di riserve da parte delle imprese esecutrici, che hanno dato vita a contenziosi”?

Non può bastare che la stessa Commissione Europea, nella “Relazione dell’Unione sulla lotta alla corruzione”, censuri a sua volta il modello finanziario allegramente adottato nel nostro Paese, scrivendo che “l’alta velocità è tra le opere infrastrutturali più costose e criticate per gli elevati costi unitari rispetto a opere simili”, con incrementi medi che risultano andare oltre il 500%?

Non può bastare che la TAV in Italia e in Toscana sia stata ‘venduta’ come infrastruttura destinata a ospitare anche il trasporto merci per ‘liberare le autostrade dai TIR”, quando neanche un vagone merci è mai transitato sulle queste linee, pur pagate a peso d’oro?

Non può bastare il dato oggettivo, da lei stesso rilevato, che ai treni TAV debbano ‘inchinarsi’ – dando la precedenza in tutti i sensi – i servizi per i pendolari, che interessano invece la stragrande maggioranza della popolazione?

Non può bastare l’altro pernicioso dato oggettivo, e cioè che il modello di offerta di trasporto ferroviario pubblico abbia progressivamente emarginato, fino a farlo quasi scomparire, il servizio intercity, fra città pur così vicine come Firenze e Bologna, privando il cittadino del diritto alla scelta fra tipologie di servizio differenziate, con buona pace dell’art. 3 della Costituzione?

Cos’altro occorre perché si provveda a una vera e propria inversione di rotta, che permetta di stanziare le poche preziose risorse erariali nella miriade di piccole opere quotidianamente necessarie alla popolazione e al territorio, suscettibili di creare tanti più posti di lavoro sani e salutari, stabili, sicuri e socialmente utili?

Aspettiamo una sua risposta pubblica in merito, gentile Presidente. Non vorremmo infatti che i prossimi cinque anni di governo della Toscana, se sarà ancora lei a dirigerlo, fossero caratterizzati da un perdurante mancato ascolto delle ragioni della salute, dell’ambiente e dell’economia che a noi paiono prioritarie: quelle stesse che abbiamo inutilmente tentato di arrivare ad illustrarle in questa legislatura chiedendo incontri purtroppo mai accordati.



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