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IDRA TORNA A SCRIVERE A EUGENIO GIANI: NON SODDISFA LA RISPOSTA DI RFI SUGLI SCAVI TAV IN DISCARICA

Per una svista, era sfuggito un riscontro sul cambio di destinazione delle terre da scavo TAV arrivato a Idra da Rfi il 4 giugno: l’associazione lo trasmette subito al presidente della giunta regionale, con molte note al margine

Rfi, Nota di riscontro a Idra, 4.6.'25, pag. 1

Rfi, Nota di riscontro a Idra, 4.6.’25, pag. 1

Rfi, Nota di riscontro a Idra, 4.6.'25, pag. 2

Rfi, Nota di riscontro a Idra, 4.6.’25, pag. 2

Gentile Presidente,

in relazione alla lettera a Lei indirizzata stamani con identico oggetto, ci corre l’obbligo di segnalare che, per una svista, era sfuggito un riscontro alla Nota Pec inviata da Idra il 16 maggio scorso all’Ad di Rfi, pervenuto in data 4 giugno, a firma dell’ing. Fabrizio Rocca, con cui ci scusiamo per il disguido.

Le alleghiamo quindi la nota di Rfi, che ringraziamo per l’attenzione riservata ai quesiti posti, parte dei quali risultano però tuttora non soddisfatti, o solo parzialmente, come Ella può facilmente dedurre dalla lettura.

Ci riferiamo in particolare ai quesiti c), f), g), i) e k) contenuti nell’elenco che qui a seguire Le riproponiamo:

a)     Come spiega RFI il fenomeno per cui “parte delle terre provenienti dallo scavo meccanizzato originariamente destinate alle piazzole di Santa Barbara, per circa t 105.000, è stata conferita presso impianti di gestione rifiuti autorizzati a causa dei tempi di asciugatura superiori alle previsioni e stante la conseguente saturazione della superficie di deposito delle piazzole”?

b)     Quali fattori determinano – sulla scorta delle verifiche condotte da RFI – la presenza di “tempi di asciugatura superiori alle previsioni”?

c)      Di quanto risultano “superiori alle previsioni” i tempi di asciugatura effettivamente necessari?

d)     Esiste, ad avviso di RFI, una correlazione fra scelta del nuovo additivo utilizzato per gli scavi meccanizzati e incremento dei tempi di asciugatura?

e)     Dispone RFI della scheda tecnica descrittiva dell’additivo utilizzato per gli scavi meccanizzati? è ammesso, nel caso, avervi accesso?

f)       Presso quali “impianti di gestione rifiuti autorizzati” sono state conferite le “circa t 105.000 (…) originariamente destinate alle piazzole di Santa Barbara”?

g)     Quale viabilità e quali mezzi di trasporto vengono utilizzati per il conferimento?

h)     Ha RFI calcolato, ed eventualmente in che termini, gli incrementi di impatto ambientale legati a tale conferimento imprevisto?

i)       Quanto a lungo si renderà necessario – in relazione alla durata degli scavi tuttora da compiere – il conferimento delle terre di scavo meccanizzato?

j)       Ha RFI ipotizzato, ed eventualmente in che misura, un aumento dei tempi complessivi di realizzazione dell’opera di scavo in rapporto al cronoprogramma presentato nel progetto dal proponente Rfi?

k)     Risultano a RFI eventuali cause documentate del ritardo con cui apparentemente procedono le operazioni di scavo meccanizzato delle gallerie? A mo’ d’esempio, si rileva come il 14 aprile, ovverosia esattamente un mese prima, la testa della TBM 2 apparisse aver superato il sotto-attraversamento dell’Arco dei Lorena in Piazza Libertà (Allegato 2), a una distanza quindi di circa 150 metri dall’attuale posizione pubblicata in data 14 maggio sul portale https://www.passantefirenze.it/ (Allegato 3).

l)       a quanto ammontano ad oggi – per via dei conferimenti in discarica – gli incrementi di spesa registrati?

m)  di quanto è previsto che crescerà il costo finale dell’investimento per il nodo di Firenze, attualmente attestato alla cifra 2,735 mld €?

Ma anche altre informazioni fornite a riscontro dei quesiti proposti presentano lati oscuri o discutibili.

Ad esempio, se in risposta al quesito b) si attribuisce l’inconveniente che ha “contribuito a determinare tempi di asciugatura delle terre non compatibili con l’avanzamento e la programmazione degli scavi” alle “condizioni metereologiche particolarmente svantaggiose, soprattutto in termini di umidità e precipitazioni atmosferiche, registrate nel corso degli ultimi mesi”, ci si chiede come mai si sia reso necessario a Rfi presentare lo scorso 23 aprile (https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/11687/17809) un’istanza presso la Direzione Generale Valutazioni Ambientali del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, per il tramite di ENEL, dal titolo “Riambientalizzazione area mineraria S. Barbara – Progetto realizzazione Collina Schermo – Implementazione trattamento a calce”. C’è dunque qualche altro fattore, rispetto all’umidità e alle precipitazioni atmosferiche, che determina tempi di asciugatura delle terre non compatibili con l’avanzamento e la programmazione degli scavi? Occorre far ricorso a una modifica artificiale del pH delle terre per renderle compatibili con la fruizione ambientale programmata nel parco di Santa Barbara? Se sì, saranno la progettazione, l’esecuzione e il piano di cantiere approvati compatibili con le nuove caratteristiche legate all’utilizzo della calce nel processo di trattamento?

In relazione al quesito h), poi, sarebbe preferibile disporre di asserzioni un po’ meno generiche. Se non vengono rese note né le destinazioni, né le rotte del trasporto via treno, né quelle aggiuntive eventualmente necessarie per raggiungere su gomma i siti finali, come può il profano condividere che, come scrive l’ing. Rocca, “non vi sono impatti ambientali aggiuntivi associati al conferimento in discarica”? Ci piacerebbe ricevere una descrizione tecnica particolareggiata dei cambi di programma resisi necessari. In proposito, peraltro, una curiosità legittima riguarda il quantitativo di materiali aggiuntivi che, pare logico immaginare, sono stati trasferiti in discarica dopo le 105.000 tonnellate di cui ha dato notizia l’Osservatorio Ambientale di Santa Barbara. Presumibilmente quell’Osservatorio ha avuto contezza infatti solo dei volumi di terre di scavo pervenute a Cavriglia e risultate non accoglibili. Ci chiediamo pertanto quante altre tonnellate siano state allocate in discarica dopo che Cavriglia ha chiuso i cancelli.

Generico appare anche l’argomento, in risposta al punto j), che “l’avanzamento della macchina va valutato nel suo complesso e per tutta la sua durata” a supporto dell’affermazione per cui “l’avanzamento complessivo delle TBM non desta preoccupazioni in merito alla programmazione generale dei lavori”. Pure qui, non sembra vengano proposti gli esiti di una valutazione tecnica sufficientemente rigorosa.

Ancora, comprendiamo l’imbarazzo del committente-progettista nel rispondere ai punti l) e m). Ma invocare il “costo a vita intera del Passante AV e per la nuova Stazione AV di Firenze” a dimostrazione del fatto che non vi sarebbero incrementi di costi sembra un procedimento logico-contabile quanto meno sommario, del tipo ‘un tanto al chilo’, senza particolare attenzione ai sottomultipli economici dei miliardi di euro in ballo. Non si è mai sentito del resto che un conferimento in discarica, a prescindere dal dove e dal come, debba confrontarsi con le stesse tariffe del trasferimento in un’area destinata a parco. A meno che non si opti per qualche ‘terra dei fuochi’, s’intende!

Infine, sarebbe interessante sapere (insieme a quanto appena elencato, chiederemo anche questo al cortese Ad di Rfi):

-        come mai Rfi non abbia ritenuto opportuno e importante aggiornare il pubblico sulle mutate condizioni della gestione delle terre di scavo;

-        come mai anche le Commissioni consiliari competenti del Comune di Firenze e il più alto responsabile politico della Regione Toscana ne risultino all’oscuro;

-        se Rfi abbia provveduto a comunicare quanto meno all’Osservatorio Ambientale del Nodo AV di Firenze, al Comitato di garanzia Passante AV Firenze e al Sindaco della città che ospita i cantieri tutti i dati per cui la scrivente Associazione ha fatto istanza di accesso.

 

Confidando nell’atteso cortese riscontro, torniamo porgerLe rispettosi saluti.

Il presidente

Girolamo Dell’Olio

In allegato: RFI-VDO.DIN.DIC.FIPECP20250000520_1



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