Associazione di volontariato Idra

iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana

per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale

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Firenze, 9.6.’04

 

Lettera aperta al Mugello

chiamato alle urne

 

 

Caro Mugello,

 

 

ancora una volta un esercito di candidati bussa alla tua porta per ottenere il tuo consenso a lasciarti amministrare per altri cinque anni.

La nostra associazione nutre forti dubbi sui poteri che le leggi vigenti affidano ai sindaci, e sulle impotenze che – simmetricamente – esse assegnano alla società civile. Perciò ti chiediamo almeno di considerare con attenzione – prima dei programmi dei candidati - le conseguenze delle scelte effettivamente operate dalle amministrazioni uscenti, e l’accettabilità dei modi con cui esse hanno risposto (quando e se hanno risposto) alle richieste di interlocuzione dei cittadini amministrati.

Il nostro, caro Mugello, è un punto di osservazione che non esitiamo a definire ristretto e parziale. Tuttavia Idra segue da anni la turbolenta vicenda delle cantierizzazioni per l’Alta Velocità, centrale nella storia recente di questo territorio, nel quale il procedere dei lavori ha provocato danni ambientali, economici e sociali abbastanza gravi da portare alla sbarra – davanti al tribunale di Firenze - uno stuolo di imprenditori grandi e piccoli. Ecco perché ti scriviamo, caro Mugello: per suggerirti prudenza e consapevolezza, di fronte alla prossima scadenza elettorale.

Avrai forse notato come Idra – diversamente da tante altre espressioni della società civile sorte in questi ultimi anni - si sia tenuta lontana dalla partita elettorale, considerando doveroso per un’associazione di volontariato conservare anche in questa circostanza la propria indipendenza e autonomia. Avrai osservato come Idra abbia sempre curato di fondare la propria azione propositiva e critica sui fatti, sui documenti, sugli atti, piuttosto che sulle interpretazioni, sulle prevenzioni di natura ideologica, sulle illazioni. Questo ci ha guadagnato la stima di molti cittadini indipendenti, e il generale disinteresse o fastidio – nella maggior parte dei casi – della classe politica (basta verificare quanto poche delle nostre proposte sono state raccolte, perorate e portate a buon fine dai Consigli comunali….). Ma è proprio per questa nostra indipendenza convinta e intransigente che ti chiediamo, Mugello, di guardare in faccia soprattutto i fatti.

 

In primo luogo, riflettiamo sul metodo che è stato seguito nella progettazione, nell’approvazione e nell’esecuzione dei lavori TAV: non potrebbe forse servire tutto questo a evitare il ripetersi di certi errori (se proprio di errori si è trattato)?

Il ruolo che le amministrazioni hanno voluto giocare in questa partita non ci è parso esemplare.

Non lo è stato, a nostro avviso, quando i sindaci hanno accettato contropartite di vario genere (pagate comunque con denaro pubblico, come poi è diventato evidente) in cambio dell’assenso a un progetto di attraversamento che – è inutile nasconderselo – si preannunciava chiaramente devastante già prima di essere approvato.

Ma - dopo - le cose sono andate anche peggio. Invece di cercare e coltivare un rapporto di collaborazione con le formazioni della società civile come la nostra, che – non avendo niente da scambiare – avevano scelto di non fare sconti alla TAV, di monitorare tutte le malefatte, di prevenire se possibile tutti i danni inutili e gratuiti al territorio, sindaci e giunte hanno ignorato, snobbato o solo episodicamente utilizzato i nostri contributi propositivi. I rari incontri con i sindaci delle comunità più colpite non hanno fruttato alcunché: nessuna risposta soddisfacente alle richieste formulate, né alle proposte avanzate. Idra è stata accuratamente non-invitata alle altre occasioni di confronto istituzionale. Nessuna lettera, neppure di scuse, per questo singolare modo di rapportarsi con le associazioni di volontariato. Una parodia di democrazia! La sensazione che i nostri associati hanno ricevuto è stata quella di costituire un ostacolo scomodo e sgradito al desiderio di rimozione dei problemi sollevati dalla TAV.

La filosofia di fondo delle amministrazioni (ma anche di alcuni ‘ambientalisti’, finché i rubinetti erogavano acqua) sembra essere stata quella del “quanto prima finiranno questi cantieri, tanto meglio sarà per tutti”. Ma non è andata così. Il “tanto prima” è diventato “tanto peggio”, e alla fine non si è fatto neppure presto: i treni TAV avrebbero dovuto cominciare a correre col 2003, e invece siamo ancora a poco più di metà dell’opera, se ha ragione il prof. Aurelio Misiti, già presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici, che preannuncia altri anni di sudore e lacrime per la realizzazione del tunnel di soccorso, difficilmente evitabile in un’opera così rischiosa.

A correre invece è stata l’acqua, la tua risorsa forse più preziosa, caro Mugello: 90 milioni di metri cubi, dati CAVET, se ne sono già andati. E ancora se ne vanno via, dalla falda tagliata, 700 litri d’acqua al secondo.

In certi casi, come a Monte Beni, per aiutare a “finire presto” le amministrazioni hanno concesso al CAVET (un consorzio di imprese tutte private che beneficia dell’investimento tutto pubblico della TAV) autorizzazioni impossibili al deposito di inerti di composizione tutt’altro che certa. Autorizzazioni che è stato poi necessario ritirare dopo la mobilitazione dei cittadini.

Si è giocata una strana partita, insomma, fra cittadini, amministrazioni e CAVET in questi anni. Una partita che ha visto all’opera alleanze impreviste e imprevedibili, nelle quali i cittadini hanno dovuto occuparsi spesso da soli della tutela dell’ambiente, della salute e dell’economia.

 

Si discute oggi se le amministrazioni comunali sapessero, nel ’95, a cosa si andava incontro approvando il progetto di attraversamento TAV del Mugello.

Idra – che a quel tempo si chiamava Coordinamento dei Comitati e delle Associazioni contro i progetti di “Alta velocità” di Firenze, Terzolle, Mugnone e Mugello - denunciò con un ricorso al TAR del Lazio, molti mesi prima che venisse aperto il primo cantiere del Carlone, le gravi insufficienze del progetto che risultavano persino dalle carte dei diversi Uffici della Regione Toscana. Non era solo il Servizio Difesa del Suolo a lamentarle. Erano anche l’Ufficio del Genio Civile e il Nucleo di valutazione dei siti di cava di prestito: prima della chiusura della Conferenza di servizi, essi evidenziano, nei pareri espressi sugli elaborati tecnici del progetto esecutivo per la tratta AV Bologna-Firenze, carenze progettuali sotto l'aspetto idrogeologico, geomorfologico e idraulico, o nel lamentare l’assenza di una preventiva valutazione di impatto ambientale, segnalano che essa “avrebbe permesso di evidenziare problematiche di larga scala preliminarmente alla redazione del progetto esecutivo in modo da poterne tener conto nella scelta delle specifiche soluzioni tecniche". L’Autorità di Bacino dell’Arno da parte sua non era stata neppure convocata in conferenza di servizi. Né erano stati convocati i Comandi provinciali dei Vigili del Fuoco di Firenze e di Bologna (a questa seconda omissione si deve probabilmente la mancata progettazione del tunnel di soccorso che adesso, solo adesso!, diventa ufficialmente indispensabile). Persino il Servizio Geologico della Presidenza del Consiglio dei ministri aveva bocciato senza mezzi termini l'unico progetto di linea TAV Bologna-Firenze che gli fosse stato sottoposto.

Che fine hanno fatto quelle carte? Quali misure sono state prese a fronte di quelle omissioni? Che iniziative hanno assunto gli autori di quei pareri, o i responsabili non interpellati e tuttavia informati di non esserlo?

Sarebbe interessante forse verificare. Di sicuro nessuna posizione pubblica di denuncia è stata assunta da chi sapeva, da chi aveva gli strumenti per prevedere, con pochissime nobili eccezioni, come quella del prof. Giuliano Rodolfi, geologo, presidente del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio Ambientale Locale, che non ha mai nascosto quanto i fatti fossero drammatici e le prognosi sfavorevoli, che ha sempre prodotto cifre e dati, quando gliene è stata fornita la possibilità. In questa splendida Italia formalista nella quale ognuno si limita a fare la sua parte, e a lasciar marcire nei cassetti le proprie carte, magari non si violano le norme: ma l’ambiente, sì, e come!

C’è poi un documento che era stato commissionato proprio dalla Comunità Montana Alto Mugello, Mugello, Val di Sieve, di cui i sindaci erano assessori, e ed è allegato a una sua deliberazione (la n. 137 del 31.10.’94). Porta la data del 22 ottobre ’94. Nove mesi prima della chiusura della conferenza di servizi, la “Commissione di consulenza per la tratta Bologna-Firenze del sistema Alta Velocità” presieduta dal prof. Manlio Marchetta scriveva testualmente: “Quella che viene impropriamente definita “analisi ambientale” non costituisce una valutazione di impatto ambientale ma, più semplicemente, un complesso di elaborati descrittivi e giustificativi di una sola soluzione di tracciato”. Nel paragrafo dedicato alle incongruità del progetto relative agli aspetti geologici ed idrogeologici si legge: “Già nell’ambito del territorio fiorentino l’attuazione del progetto comporterebbe una consistente alterazione dello stato della falda acquifera, nei cui riguardi le mitigazioni ipotizzate non sembrano offrire garanzie forti”. E ancora: “Gli interventi cantieristici, la galleria ferroviaria e le “finestre” previsti nel tratto a nord della Sieve (in particolare l’impianto T11 bis) possono comportare interferenze con l’approvvigionamento dell’acquedotto di Scarperia. Vi è infatti in tale zona contatto fra le arenarie del Macigno e le argilliti della Scaglia toscana. Per quanto fin qui considerato consegue la necessità di una soluzione di tracciato geologicamente più favorevole. Più chiaro di così!

Hanno avuto modo di conoscere, i nostri sindaci, tutte queste circostanze? Mancavano, negli uffici comunali, le competenze necessarie a consultare gli atti o a verificare l’eventuale mancato rispetto delle norme?

 

“Senza se e senza ma”, un’altra vittima illustre della disattenzione amministrativa sono stati e sono tuttora i lavoratori impegnati nella costruzione della “grande opera”. L’Osservatorio sociale, istituito con un protocollo d'intesa firmato da tutti gli Enti Locali il 21 dicembre '95 “con lo scopo di individuare e sviluppare studi e iniziative, finalizzati ad una corretta ed efficace integrazione socio-culturale dei lavoratori esterni che si insedieranno nell'area”, nella sua sostanza non è mai decollato. “A tale Osservatorio – era scritto nel protocollo - parteciperanno oltre ai funzionari degli Enti firmatari e dell'USL, aventi una specifica professionalità, rappresentanti dell'associazionismo, del volontariato, nonché le parti sociali". Ma associazioni scomode come Idra sono state tenute fuori dalle pochissime riunioni come il fumo negli occhi. Chissà perché, la grande sensibilità che il centro-sinistra prova per le sorti del terzo mondo e per le vittime della globalizzazione fuori dal Mugello non arriva a coprire i campi-ghetto in cui sono ospitate le centinaia di operai lontani centinaia di km dalle loro case, privi persino nelle loro rappresentanze sindacali di agibilità, spazi, autonomia, possibilità di comunicazione fra di loro. Cosa c’entrano le amministrazioni in tutto questo? C’entrano, se vogliono. E quando hanno istituito - solo sulla carta - l’Osservatorio sociale, sono sembrati volere. Ma è finita lì, con l’aggiunta di qualche “cinema sotto le stelle” o poco più.

 

Dunque medita bene, caro Mugello, al momento in cui tu dovessi scegliere di sancire un tuo consenso nelle urne delle prossime elezioni amministrative. Considera non una, ma due, tre, quattro volte quanto siano affidabili gli schieramenti le cui scelte hanno determinato la situazione di crisi evidenziata dagli atti del processo in corso al tribunale di Firenze, e tutti gli altri disagi, sofferenze, umiliazioni, che sono sfuggiti alla possibilità di sanzioni di qualche tipo.

Non dimenticare che i tuoi torrenti, la tua fauna e il tuo habitat hanno cominciato a degradarsi assai prima che i rubinetti di Luco e Grezzano smettessero di versare acqua di sorgente, e che certi ‘ambientalisti’ si risvegliassero dal sonno in cui erano precipitati.

Non dimenticare che esponenti di primo piano dell’arcipelago ‘ambientalista’ nazionale hanno rapidamente digerito il rospo dell’Alta Velocità, fino al punto di dichiarare, dopo l’arresto di Lorenzo Necci indagato dalla Procura di La Spezia: "Sarei dispiaciuto se venisse bloccato il quadruplicamento tra Firenze e Bologna che appare programmato non solo e soltanto come alta velocità, ma come strumento per potenziare il trasporto delle merci su lunga distanza e quello passeggeri nelle aeree metropolitane" (Ermete Realacci, presidente di Legambiente, sulle pagine nazionali de l’Unità del 18.9.’96). Il decorso dell’operazione TAV e il varo dei progetti di Variante di valico e di terza corsia A1 danno conto della lungimiranza di quelle affermazioni. Persino quando la Procura di Firenze è intervenuta col nel giugno 2001 con il sequestro di un cantiere, sette cave e otto depositi, lo stesso Ermete Realacci a Radio anch'io ha voluto chiarire: "Non è in questione il fatto che il progetto vada portato avanti".

Intanto, sono notizie fresche, sulla cronaca di Sesto Fiorentino de La Nazione (18.4.’04) leggiamo questo titolo: “Scavi, la terra va al Wwf. TAV: le ingenti quantità di “smarino” permetteranno di allargare l’oasi faunistica di Focognano. Mentre, sempre a Sesto, apprendiamo che Federcaccia e Legambiente lavoreranno insieme per la gestione di un lago storico in area Parco della Piana. “Il progetto e la realizzazione dell’opera – sottolinea l’assessore sestese all’ambiente Pietro Rubellini sarà a cura di Cavet che già sta operando in zona per la creazione delle dune lungo l’autostrada con il materiale di scavo proveniente dai cantieri dell’alta velocità” (“Il lago che mette d’accordo”, La Nazione, 22.5.’04).

E che dire di quanti si sono esercitati a proporre l’utilizzazione ‘riparatrice’ di questo mostro ambientale e trasportistico che è il tracciato TAV nel Mugello per la commercializzazione della pietra serena, con scalo nella frazione di San Pellegrino, magari nottetempo?

Insomma, ci pare che anche nell’universo dell’’alternativa’ ci siano da considerare parecchie variabili.

Quanto agli scenari ipotizzabili con giunte di centro-destra, non può che preoccuparci, evidentemente, il rovente programma di “grandi opere” ereditato a livello nazionale dall’Ulivo e rilanciato dalla compagine guidata da Silvio Berlusconi, con la convinta adesione del ministro delle Infrastrutture ing. Pietro Lunardi, la cui Rocksoil SpA - società di ingegneria civile specializzata nella progettazione delle gallerie, da lui guidata prima della nomina al governo - risulta non estranea alla progettazione proprio del traforo-colabrodo TAV dell’Appennino.

Anche sul piano dell’interlocuzione democratica, inoltre, non possiamo documentare - come associazione indipendente - alcuna soddisfazione nel rapporto con lo schieramento di centro-destra: da parte del premier Silvio Berlusconi e dei suoi ministri da noi via via interpellati (Pietro Lunardi, Altero Matteoli, Giulio Tremonti, Roberto Maroni) abbiamo registrato – sulle istanze da noi avanzate - il medesimo tasso di disattenzione che avevamo dovuto incassare col precedente governo dell’Ulivo, e che abbiamo regolarmente continuato a subire in questi anni con le amministrazioni locali toscane di centro-sinistra (dalla Regione ai Comuni).

 

Chissà però che molti dei nostri problemi, caro Mugello, non provengano proprio dalla distanza che, ogni volta che veniamo chiamati alle urne, accettiamo di lasciar crescere fra noi e il Palazzo, fra cittadinanza spettatrice e ceto politico specialista, al quale deleghiamo con forse troppa fiducia il potere di decidere di cinque anni della nostra vita.

Chissà che non sia davvero troppo piccolo e povero questo atto di sovranità che esercitiamo al momento del voto, per rinunciare poi a ogni effettiva sovranità tutti i restanti momenti dei cinque anni successivi. Che diventano poi dieci o quindici, se ipotecati da scelte improvvide di lunghissimo periodo.

Pensiamoci: almeno prima della prossima volta.

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