Associazione di volontariato Idra

iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana

per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale

Via Vittorio Emanuele II 135, 50134 FIRENZE

Tel. e fax 055.233.76.65; e-mail idrafir@tin.it

web http://www.idraonlus.it/vecchiosito/inizio.html; www.idra.dadacasa.supereva.it

 

totale n. 17 pagine (n. 5 pagine di testo + n. 12 pagine di allegati)

 

RACCOMANDATA AR – Anticipo via fax

 

Firenze, 23.11.'04

 

 

Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio

on. Altero MATTEOLI

Via Cristoforo Colombo 44

00147 ROMA

fax 06.57.28.85.13

 

Presidente della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale

ing. Bruno AGRICOLA

Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio

Via Cristoforo Colombo 112

00147  R O M A

fax 06.57.22.25.20

 

 

per conoscenza:

 

Referente di progetto

ing. Mauro DI PRETE

Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale

Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio

Via Cristoforo Colombo 112

00147  R O M A

fax 06.57.22.25.20

 

Segretario della Conferenza di servizi

Progetto di sistemazione a piano regolatore ferroviario

tra le stazioni di Firenze Castello e Firenze Rifredi

(progressive tra km 0+864 e km 1+784)

per la realizzazione del dispositivo infrastrutturale di scavalco ferroviario,

nell’ambito della penetrazione urbana AV/AC nel Nodo di Firenze

arch. Maurizio VITELLI

Via Giuseppe Caraci 36

00157 ROMA

fax 06.41.58.23.65; fax 06.41.58.36.06 (Direzione)

 

urgente

 

 

OGGETTO:  Memoria sul “Progetto di sistemazione a piano regolatore ferroviario tra le stazioni di Firenze Castello e Firenze Rifredi (progressive tra km 0+864 e km 1+784) per la realizzazione del dispositivo infrastrutturale di scavalco ferroviario, nell’ambito della penetrazione urbana AV/AC nel Nodo di Firenze”.

 

 

 

Gentile Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio,

gentile Presidente della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale,

 

 

questa Associazione, iscritta al Registro Regionale del Volontariato della Toscana per la promozione e la tutela del patrimonio ambientale e culturale, desidera esprimere apprezzamento e gratitudine a codesto Ministero per l’avvenuta pubblicazione, richiesta dalla scrivente Associazione esattamente un anno fa, del progetto relativo alla modifica della linea passante AV/AC nel tratto compreso fra le stazioni di Castello e Rifredi.

 

In aggiunta alle osservazioni sul progetto in questione trasmesse da questa Associazione in data 8.5.’04 desideriamo sottoporVi, con l’auspicio che essi possano risultare di qualche utilità ai fini della formulazione della valutazione di impatto che codesto Ministero è chiamato a esprimere:

 

1)      un approfondimento sugli impatti ambientali che derivano dall’implementazione dell’atto integrativo all’Accordo procedimentale per il Nodo AV di Firenze del 3.3.’99, firmato il 23.12.’03;

2)      ulteriori contributi conoscitivi relativi a condizioni nuove venutesi a determinare recentemente nel contesto territoriale interessato dalla cantierizzazione proposta.

 

 

1)

 

Il recente “accordo volontario” stipulato tra RFI, Interporto di Guasticce e Comune di Collesalvetti nell’ambito della procedura di VIA nazionale, in fase di definizione, per la realizzazione dello “scavalco” ferroviario di Firenze Castello e Firenze Rifredi, lascia sostanzialmente immutato il quadro degli impatti su strada attesi sul territorio del Comune di Firenze per effetto della cantierizzazione per lo “scavalco” AV, in relazione alla movimentazione dello smarino.

 

Un serio elemento aggiuntivo di preoccupazione deriva dalla mancata rispondenza dei termini della progettazione per lo “scavalco” AV di Castello ai criteri di garanzia a suo tempo fissati non soltanto per lo smarino in uscita, bensì anche per gli inerti in entrata nei cantieri e per i materiali da costruzione. Ricordiamo che a partire dal Protocollo d’intesa del 24.4.’97 tra Ministero dei Trasporti, FS SpA, TAV SpA, Regione Toscana, Provincia di Firenze, Comune di Firenze, Comune di Sesto Fiorentino e Comune di Vaglia – la “madre” di tutti gli accordi sull’Alta velocità nel Nodo di Firenze, un atto che non ci risulta sia mai stato mai sconfessato da alcuna delle parti via via intervenute nell’adozione delle decisioni successive – era stato stabilito al punto 3.3, in relazione al progetto di penetrazione urbana di Firenze da parte del passante ferroviario ad Alta Velocità: “La cantierizzazione del Nodo sarà definita in modo da garantire l’utilizzazione delle aree ferroviarie ai fini dell’insediamento dei cantieri, nonché l’utilizzo del sistema ferroviario per il trasporto via ferrovia dei materiali da costruzione e di risulta”. Ciò evidentemente in considerazione della particolare delicatezza e vulnerabilità del tessuto urbano fiorentino, già in sofferenza per effetto dei molteplici fattori di inquinamento acustico e atmosferico, che collocano la città in un’area sensibile e critica sotto il profilo ambientale e sanitario.

Quanto alla movimentazione dei materiali da costruzione per lo “scavalco” AV, essa resta invece prevista – anche dopo l’accordo “accordo volontario” stipulato tra RFI, Interporto di Guasticce e Comune di Collesalvetti -  comunque su strada.

 

Si tratta dunque di due casi di pericoloso evidente arretramento delle tutele ambientali rispetto agli accordi del ’97 e del ’99. L’”Integrazione all’Accordo procedimentale del 3 marzo 1999” per il Nodo di Firenze, firmata il 23.12.’03, capovolge infatti il precedente impianto garantista per la movimentazione dei materiali, permettendo per lo “scavalco” e per l’imbocco Nord dei due tunnel AV il “tutto su gomma”. Ma l’abbandono di fatto  – e, per quanto riguarda lo smarino, anche “di diritto”, per effetto della citata “Integrazione all’Accordo procedimentale del 3 marzo 1999” – della prospettiva di tutela istituita dagli accordi pregressi può solo danneggiare le già precarie condizioni di qualità ambientale dell’area fiorentina. Illuminante in proposito quanto ha scritto l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT): “Il trasporto su gomma del complesso dei materiali necessari alla realizzazione dell’opera comporterà certamente un aggravamento delle già precarie condizioni del traffico e di qualità dell’aria nella zona di Castello-Rifredi” (ARPAT, Parere tecnico-ambientale sullo “scavalco” AV di Castello, 25.5.’04; Allegato 1).

Vi è poi da registrare la pericolosa sinergia negativa che deriva, alla qualità ambientale complessiva dell’area fiorentina, dalla sovrapposizione spaziale e dalla concomitanza temporale di più cantierizzazioni pesanti (AV, tranvie, terza corsia A1, ulteriori interventi urbanistici di grande scala). Nel Parere citato e allegato, l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana aggiunge eloquentemente, nel paragrafo dedicato alle conclusioni: “Va rilevato come in generale, a nostro giudizio, non emerga una valutazione d’area, complessiva e coordinata, degli impatti generati dalla somma delle interferenze dovute all’insieme delle numerose opere, in realizzazione o da realizzare, che negli anni a venire interesseranno più o meno direttamente il tessuto urbano fiorentino. Il sovrapporsi di tali interferenze può, infatti, nel medio periodo, vanificare, almeno in parte, i condivisibili obiettivi di miglioramento della mobilità urbana ed, in taluni casi, peggiorare, anche sensibilmente, le condizioni socio-ambiental-sanitarie, connesse con la realizzazione di tali infrastrutture” (ibidem).

 

In relazione alla qualità dei materiali in uscita dai cantieri per lo “scavalco” AV, chiediamo inoltre di accertare – considerata l’esperienza pregressa della cantierizzazione AV del Mugello, dell’Alto Mugello e di Monte Morello, dove i danni ambientali sono stati così ingenti da innescare un processo penale che si aprirà proprio domani, 24 novembre 2004, con udienze programmate, per le dimensioni del procedimento, sino al 15 dicembre 2005 – il grado di definizione e di affidabilità, già in fase di progetto, delle garanzie ambientali in materia di procedure e gestione dei materiali in uscita dai cantieri di scavo, e dunque di campionamento, caratterizzazione, stoccaggio e deposito dello smarino. Risulterebbero infatti altamente indesiderabili le conseguenze che indicazioni progettuali generiche seguite da una gestione non attentamente oculata di questo delicato segmento della cantierizzazione possono produrre – per effetto dei possibili contatti con composti inquinanti – sul territorio e sulla stessa calendarizzazione dell’opera, già di per sé lunga e complessa, peraltro inserita in un contesto urbano – il Nord Ovest di Firenze – congestionato e vulnerabile.

 

 

 

2)

 

Come è noto, il progetto di “scavalco” ferroviario AV rappresenta solo l’ultimo tassello di un quadro assai più complesso, quello della penetrazione urbana sotterranea dell’Alta Velocità nel territorio del Nodo di Firenze, che proprio dall’approvazione del progetto di “scavalco” attende il segnale di partenza dell’intera macchina del sottoattraversamento e della nuova stazione sotterranea.

Non entriamo qui nel merito delle considerazioni che da sempre ci spingono a considerare irrealistica, oltremodo costosa e scarsamente produttiva la scelta legata a tale scenario.

Riteniamo tuttavia doveroso segnalarVi che l’attuazione del progetto di penetrazione urbana AV di Firenze, evidentemente legata alla disponibilità di quantità considerevoli di inerti da costruzione e di un sito certo di recapito dell’ingente quantità di smarino derivante dallo scavo, appare oggi seriamente compromessa da due circostanze simmetricamente limitanti.

 

 

a)

 

La prima circostanza deriva dalla mancata approvazione del progetto di recupero ambientale della miniera di Santa Barbara presentato dalla società ENEL Produzione S.p.A. Su tale progetto il nucleo di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) della Regione Toscana si è espresso con un parere negativo (il n. 41 del 16 gennaio 2001), emesso nell'ambito del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale statale. Critiche al progetto di recupero della miniera di Santa Barbara sono provenute anche dai Comuni di Cavriglia e di Figline, dalle Province di Firenze e di Arezzo, dall'Autorità di bacino del fiume Arno, dal Servizio nazionale dighe. Sulla scorta di questi pareri e della propria istruttoria tecnica, il nucleo VIA della Regione ha scritto fra le altre cose - a proposito dello studio presentato per la sistemazione dello smarino TAV di Firenze a S. Barbara - che esso "non contiene informazioni relative alle aree occupate durante i lavori e alle modalità di eventuale stoccaggio dei materiali"; che la Giunta Regionale, visto il parere tecnico negativo espresso dal suo nucleo VIA, e ritenuto di condividere le valutazioni in esso contenute, a voti unanimi ha deliberato nella seduta del 29 gennaio 2001 di "proporre al Ministero dell'Ambiente di valutare la necessità di una radicale modifica del progetto per il recupero ambientale della miniera di S. Barbara nei comuni di Cavriglia e Figline Valdarno" (Delibera Giunta Regionale n. 80 del 29.1.'01, rettificata con successiva Delibera Giunta Regionale n. 116 del 5.2.'01). Con decreto del Ministero dell'Ambiente in data 22 ottobre 2001 il direttore generale del Servizio VIA ha espresso parere interlocutorio negativo disponendo "che la procedura di approvazione del progetto ed i conseguenti atti da emanarsi da parte delle amministrazioni competenti restino subordinati alla presentazione della nuova domanda ed alla successiva pronuncia da parte del Ministero dell'ambiente di concerto con il Ministro per i beni culturali e ambientali". E’ stato necessario dunque all’ENEL presentare un nuovo progetto di recupero. Per quanto ci risulta, il relativo procedimento di VIA (statale) è tuttora in fase istruttoria.

Niente di certo, dunque, circa l’effettiva praticabilità del sito del Valdarno come destinazione dello smarino del sottoattraversamento e della stazione AV di Firenze.

Semmai, la certezza di taluni ostacoli anche di natura amministrativa, se è vero – come risulta – che i sindaci dei Comuni (S. Giovanni Valdarno, Figline Valdarno, Cavriglia) chiamati a ospitare i milioni di metri cubi di smarino da estrarre dal sottosuolo di Firenze, e i sindaci dei Comuni attraversati dalla line ferroviaria “lenta” Firenze – Pontassieve - Valdarno superiore su cui decine di migliaia di vagoni di smarino sarebbero destinati a transitare, non sono stati invitati a partecipare al procedimento relativo al progetto di penetrazione TAV, Nodo ferroviario di Firenze, parzialmente completato con la Conferenza di servizi chiusa il 3.3.'99 e con quella del 23.12.’03: a nessuna delle due Conferenze di servizi i sindaci sono stati chiamati a intervenire, né a contribuire alle decisioni con un parere. Anche l'assessore all'Ambiente della Regione Toscana Tommaso Franci, in data 16.4.'03, ha dovuto ammettere sul sito ufficiale della Regione Toscana: "In occasione del procedimento nazionale di Via, spiega ancora Franci, non furono consultati gli enti locali del Valdarno".

Attraverso dichiarazioni pubbliche, peraltro, i sindaci dei Comuni  di S. Giovanni Valdarno, Figline Valdarno e Cavriglia hanno inteso recentemente ribadire – anche sul piano dei contenuti progettuali – la loro netta contrarietà al progetto di smaltimento (ancorché ferroviario) presso la ex miniera di lignite di Santa Barbara. In un intervento firmato dal sindaco di San Giovanni Valdarno Mauro Tarchi anche a nome dei colleghi di Cavriglia-Figline (“Niente smarino nell’area mineraria”, Il Corriere di Firenze, 28.7.’04; Allegato 2), leggiamo: “I Sindaci non solo respingono tali soluzioni opponendosi all’arrivo dello smarino nella linea ferroviaria (figuriamoci ai camions, problema per ora mai sollevato), ma rassicurano che in attesa di proposte serie ad oggi mai pervenute né dalla Regione che dalla Tav, impediremo con ogni mezzo tale offesa al nostro territorio”.

Alle citate Conferenze di servizi non ci risulta sia stata convocata neppure la Provincia di Arezzo.

Quanto al Dipartimento ARPAT di Arezzo, competente circa il progetto di recupero ambientale della miniera di Santa Barbara presentato dalla società ENEL Produzione S.p.A., nell'ambito del quale è previsto lo stoccaggio dello smarino proveniente dal nodo TAV di Firenze, "non (…) risulta (…) che sia stato coinvolto o che qualcuno abbia partecipato alla conferenza dei servizi conclusasi il 03/03/99" (nota del Responsabile del Dipartimento Provinciale ARPAT di Arezzo dott. Carlo Bartoli).

 

Parrebbe dunque opportuno, a nostro avviso, recuperare il rapporto istituzionale con le autorità pubbliche di fatto bypassate, attraverso una riapertura delle Conferenze di servizi che le ammetta al tavolo delle decisioni.

 

 

b)

 

La seconda circostanza è frutto di una deliberazione recentissima, la n. 132 del 26.10.’04, con cui la Giunta comunale di Calenzano ha espresso pronuncia negativa di compatibilità ambientale sul “Progetto di coltivazione e recupero del sito estrattivo di Poggio alle Macine”, un sito strategico da 20 milioni di metri cubi (Allegato 3). Nel progetto a suo tempo presentato da Italferr SpA per il Nodo di Firenze (Quadro di riferimento progettuale, pag. 213), i siti di provenienza dei materiali da costruzione del doppio tunnel e della stazione AV risultavano essere appunto quelli delle cave nel Comune di Calenzano (un riferimento al riguardo è presente anche nelle osservazioni sul progetto di Nodo trasmesse da questa Associazione a codesto Ministero in data 18.7.’98).

 

 

Riteniamo che questa doppia ‘tenaglia’ che grava sulla fattibilità del sottoattraversamento AV di Firenze (mancando un sito certo di recapito dello smarino, ed essendo venuta meno la disponibilità del sito progettato di approvvigionamento degli inerti) meriti un’attenzione serrata e urgente.

 

Chiediamo al Ministro e alla Commissione di considerare dunque con ogni opportuna prudenza le conseguenze che deriverebbero alla città di Firenze dall’approvazione del progetto di “scavalco”, dal momento che essa comporterebbe automaticamente - nonostante i gravi impedimenti oggettivi all’orizzonte – anche l’avvio di una cantierizzazione poliennale assai più impegnativa, ma soggetta a serio rischio di impasse.

 

Riteniamo peraltro che ogni eventuale nuova individuazione di siti di approvvigionamento degli inerti da costruzione e di siti di recapito dello smarino per il Nodo di Firenze meriterebbe comunque – oltre che una chiara definizione preliminare, che preceda l’approvazione dei progetti definitivi di cantierizzazione – un’adeguata e aggiornata valutazione di impatto, tenuto conto dei giganteschi volumi di materiali in gioco e degli effetti che la loro movimentazione è suscettibile di produrre in uno scenario metropolitano già gravemente congestionato come quello dell’area fiorentina.

 

 

Confidando nella Vostra decisiva sensibilità porgiamo i nostri migliori saluti.

 

 

Con ossequi,

 

il presidente

Girolamo Dell'Olio

 

 

In allegato:

 

1.      ARPAT, Parere tecnico-ambientale sullo “scavalco” AV di Castello (testo senza allegati), 25.5.’04 (n. 8 pagine);

2.      M. Tarchi, “Niente smarino nell’area mineraria”, Il Corriere di Firenze, 28.7.’04 (n. 1 pagina);

3.      Giunta comunale di Calenzano, Deliberazione n. 132 del 26.10.’04 (n. 3 pagine).

 

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