Associazione di volontariato Idra

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COMUNICATO STAMPA      Firenze, 28.3.’09

 

TAV, SOLIDARIETÀ FRA CITTÀ CAVIA: BOLOGNA SPIEGA A FIRENZE DA QUALI TRAPPOLE CONVIENE GUARDARSI

 

E’ stato fondato nel 2005, il Comitato di via Carracci, un’arteria immediatamente a ridosso della Stazione centrale di Bologna. Da allora i cittadini del capoluogo emiliano sono costretti a battagliare per la tutela della propria salute e dei propri beni danneggiati o minacciati dalla cantierizzazione per il sottoattraversamento dell’Alta Velocità ferroviaria. Se i sindaci Domenici e Cofferati si incontrano a metà strada e firmano con gran clamore e grancassa mediatica un “patto per lo sviluppo” a bordo di un comodo treno speciale messo a disposizione da Trenitalia, come è successo a luglio di quattro anni fa, la popolazione di Bologna deve invece convivere con ben altri effetti di quel presunto sviluppo: crepe, polveri, rumore, traffico, allagamenti, ratti, evacuazioni. E la popolazione di Firenze sente ormai quella stessa minaccia sul collo. Città cavia, Bologna e Firenze, di un malinteso progresso targato TAV che sta dissanguando le casse dello Stato e ha provveduto a seminare inquinamento, depauperamento delle risorse idriche e illegalità nell’intervallo di montagne appenniniche che separano Bologna da Firenze.

Ma negli ultimi tempi si è creato anche un nuovo asse Bologna-Firenze: quello dei cittadini che resistono, in modo civile, determinato e consapevole, all’assalto dell’erario pubblico, del patrimonio ambientale e culturale, delle case e dei negozi, della qualità della vita e del diritto all’informazione, alla trasparenza e alla partecipazione nelle decisioni.

Ecco perché oggi il treno (ma non era un treno speciale) ha portato a Firenze i rappresentanti del Comitato di via Carracci. Semplici cittadini, colpiti nella loro vita quotidiana dall’arroganza di una cantierizzazione che ha cancellato molti dei diritti di cui godevano fino al giorno prima, hanno spiegato alla stampa, e alle autorità tecniche e amministrative invitate da Idra, da quali trappole i fiorentini dovranno guardarsi se mai quel vetusto progetto di sottoattraversamento firmato 10 anni fa, e mai decollato, dovesse iniziare a concretizzarsi.

 

Queste alcune delle indicazioni proposte.

 

·         E’ necessario esigere trasparenza nelle informazioni e tempestività nelle comunicazioni: l’Osservatorio Ambientale, il Comune, la Provincia, la Regione, l’ARPA, si facciano carico di questo diritto-dovere (che non succeda dunque come a Bologna, dove le istituzioni pubbliche hanno appreso dell’evacuazione di alcuni stabili soltanto dalla stampa....). Sono indispensabili luoghi e interlocutori in grado di dare risposte tecniche corrette e competenti. Non è ammissibile che il cittadino debba conoscere tutto l'arco istituzionale per porre un quesito o inoltrare una protesta o chiedere un’informazione!

·         E’ importante vigilare sul rispetto tassativo dei tempi di consegna dei lavori: diversamente si va incontro, come a Bologna, non solo a un prolungarsi delle sofferenze per i residenti, ma anche e soprattutto a una desertificazione delle attività commerciali, le più vulnerate da questo punto di vista.

·         I testimoniali di stato, che hanno il compito di fotografare le condizioni degli stabili prima dell’inizio dei lavori, dovrebbero essere eseguiti con le garanzie di organi super partes: tecnici del Comune potrebbero e dovrebbero supervisionare e intervenire in ogni fase della cantierizzazione, a tutela dei diritti e delle proprietà dei cittadini. Non solo. Se si vuole evitare che, come a Bologna, le fognature vengano perforate o invase dal cemento a pressione sparato in corrispondenza delle centinaia di tiranti calati obliquamente sotto le fondamenta dei palazzi per sorreggere la paratia del cassone laddove si producono gli scavi, occorre che progettisti ed esecutori dell’opera si avvalgano della documentazione e della supervisione degli uffici comunali, che conoscono la struttura del territorio e del sottosuolo. La collaborazione dell’Ente locale appare non solo doverosa, ma soprattutto indispensabile.

·         E’ sconsigliabile firmare documenti di acquiescenza senza sottoporre preventivamente  il documento ad un legale.

·         E’ opportuno che siano assicurate misurazioni dei valori di base ante operam dei parametri ambientali (polveri, polveri sospese, polveri sottili,  rumori, vibrazioni) perché siano poi confrontabili con le misurazioni in corso di cantiere.

·         Le centraline devono essere ubicate in luoghi adeguati a misurare gli effetti delle attività del cantiere attraverso rilevamenti ad hoc.

·         I cittadini devono poter conoscere le schede tecniche che gli appaltatori presentano, con le caratteristiche dei mezzi operativi, e poter chiedere alle istituzioni le misurazioni sul campo, per la verifica della corrispondenza  tra quanto dichiarato sulla carta  e quanto rilevato.

·         Vanno definiti protocolli controfirmati che diano conto di chi effettua i rilievi e con quale cadenza, chi elabora i dati, chi comunica i risultati e attraverso quale percorso, quali siano le soglie di allarme che consentono di bloccare il cantiere nelle situazioni di emergenza.

·         Non va sottovalutata l’esigenza di controllare sempre nelle polveri la presenza di amianto nelle aree ferroviarie.

·         E’ indispensabile discutere in anticipo le misure di contenimento del rumore, delle polveri e delle vibrazioni.

·         Rappresentanti dei cittadini dovrebbero poter sedere nell'Osservatorio Ambientale per conoscere bene in diretta le questioni o per affrontare nel merito i problemi, le proteste, senza che si debba attendere mesi per conoscere  tali cose in differita; analogamente, i verbali dell'Osservatorio dovrebbero essere resi pubblici.

·         Ai cittadini devono essere comunicate in anticipo e in modo preciso le prescrizioni, i destinatari e i criteri che guidano gli indennizzi per polveri e rumori.

·         E’ opportuno non accettare la logica del risarcimento dei soli frontisti, come prevede invece il protocollo d’intesa su espropri e indennizzi. E poi, a che distanza dalle barriere si è considerati “frontisti”? Questo non sembra essere sufficientemente chiaro a Bologna. L’inquinamento acustico e atmosferico inoltre non ha confini rigidi, e gli effetti degli scavi e degli impatti sulla falda possono verificarsi ben al di là della fascia di impatto assai limitata prevista dal protocollo.

·         E’ opportuno non accettare indennizzi forfettari, fissati sulla base di previsioni di durata dei lavori, e quindi dei disagi e dei possibili danni, che risultano poi facilmente smentite dai fatti: gli indennizzi devono essere garantiti e corrisposti in misura proporzionale ai tempi effettivi di cantierizzazione (che a Bologna si sono alquanto allungati rispetto alle previsioni).

·         Le istituzioni pubbliche dovrebbero promuovere e assecondare un rapporto immediato dei cittadini con la stampa, come strumento di controllo e di controinformazione.

 

 

 Dino Schiavoni, Comitato di Via Carracci, alle Giubbe Rosse di Firenze

 

Callisto Valmori, Comitato di Via Carracci, alle Giubbe Rosse di Firenze

 

La notte in bianco di Via Carracci

 

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