Associazione di volontariato Idra

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aderente ad Alternativa ai progetti TAV - Federazione Nazionale dei Comitati e delle Associazioni

Firenze, 25.09.2000

AGLI ORGANI DI INFORMAZIONE

UN CORO DI SOFFERENZE E DI RIMOSTRANZE DEI CITTADINI

ALL'INCONTRO DIBATTITO CON ASL E ARPAT

ORGANIZZATO DA ARZACH E IDRA:

LA QUALITÀ DELLA VITA A SESTO CON L'ALTA VELOCITÀ

È DIVENTATA INACCETTABILE!

Sala gremita al Centro naturale Arzach, venerdì sera, in occasione dell'incontro-dibattito "Salute e ambiente a Sesto Fiorentino: quali rischi dall’Alta Velocità?", primo appuntamento pubblico a Sesto Fiorentino su questo tema alla presenza della autorità istituzionali competenti dopo l'apertura dei cantieri dell'Alta velocità ferroviaria in area urbana, nel bel mezzo del popoloso quartiere di Quinto. All'incontro, organizzato dall'Associazione culturale Arzach e dall'Associazione di volontariato Idra, erano stati invitati a relazionare e a rispondere alle domande dei cittadini ASL e ARPAT, che erano presenti con rappresentanze qualificate e per la prima volta insieme in un'occasione del genere.

Assente invece il massimo responsabile per la salute sul territorio comunale, benché invitato, il sindaco Andrea Barducci, che diserta da sempre le opportunità informative proposte dai cittadini e dalle associazioni. Assenti anche gli assessori alla Sanità, all'Urbanistica e all'Ambiente della giunta sestese.

Opportunamente il dott. Giorgio Garofalo, responsabile dell'ASL 10 per i lavori TAV, e il dott. Roberto Gori, responsabile del Dipartimento ARPAT di Firenze, hanno chiarito al folto e attento pubblico i limiti delle rispettive competenze. Il dott. Garofalo ha esordito precisando che i canali di comunicazione alla cittadinanza sui fattori di rischio per la salute collegati all'approvazione del progetto TAV non hanno funzionato bene. Per di più, la conferenza di servizi nella quale le amministrazioni locali hanno assunto la responsabilità di far iniziare i cantieri ha conferito praticamente tutte le principali autorizzazioni necessarie all'esecuzione dell'opera. A ciò si sommi il fatto che mancano risorse aggiuntive per igiene e sanità pubblica a fronte della cantierizzazione TAV: rispetto a qualche anno fa le risorse sono addirittura diminuite! In queste condizioni è evidente in quali e quante difficoltà si trova chi ha il compito istituzionale di seguire la tutela della salute pubblica. A Sesto Fiorentino l'impatto sulla salute peraltro è massimo, dato che "i cantieri - ha ricordato il dott. Garofalo - sono stati collocati in situazioni assai diverse da quelli del Mugello, sgomitando col tessuto urbano che è tutto intorno".

L'invivibilità alla quale sono costretti i cittadini è stata testimoniata vivacemente dagli abitanti del quartiere di Quinto intervenuti nel corso del dibattito: il rumore e la polvere raggiungono livelli intollerabili, anche in orario notturno; in alcune aree mancano persino le barriere anti-rumore; insieme alla polvere entrano nelle case dalle finestre gli idrocarburi dei mezzi di cantiere accesi anche quando le macchine sono ferme. "Casa mia sembra una raffineria!", ha esclamato indignato un abitante di Via Puccini. E una donna residente in Via dei Frilli, madre di un bambino di poche settimane, ha spiegato: "Casa mia è ormai un tutt'uno col cantiere a sud della linea ferroviaria", che - ha fatto notare un esponente del Comitato di Sesto, è anche il cantiere industriale più grande della tratta toscana. Un cantiere intorno al quale il peggio sembra sia ancora da venire. Solo per iniziativa dei danneggiati, è stato rimarcato con rabbia, si riesce ogni tanto ad ottenere qualche controllo e qualche leggerissima attenuazione del disagio. Da parte loro, alcuni rappresentanti dei lavoratori CAVET dei cantieri di Sesto Fiorentino e di Vaglia hanno partecipato all'incontro di venerdì per testimoniare alla cittadinanza le gravi difficoltà in cui versano anche le maestranze, al pari degli abitanti, per l'esposizione alla polvere, al rischio e allo stress derivanti dalle lavorazioni e - dove già vige - dal detestato "ciclo continuo".

Onestà intellettuale ma cattive notizie anche sul fronte ambientale. E' stata confermata l'imprevedibilità del comportamento idrogeologico di Monte Morello. "Lungi da me l'idea di rassicurarvi", ha ammesso il responsabile del Dipartimento ARPAT di Firenze, dott. Gori; sugli effetti che i danni alle falde possono provocare sulla stabilità dei versanti "vi è infatti il più grande disaccordo fra gli esperti". E comunque "è altamente improbabile che si riesca a 'bucare il sacco' di Monte Morello senza fare uscire l'acqua"; "sicuramente dei bacini di alimentazione idrica saranno intercettati"; in questo senso "sarà preziosa la collaborazione dei cittadini per censire tutte le sorgenti e i pozzi che sono eventualmente sfuggiti ai primi monitoraggi".

Nessuna speranza, per adesso, neppure sul fronte della prevenzione dei rischi da intercettazione delle falde a carico del manto forestale. Idra ha ricordato che recentemente i tecnici della Comunità montana del Mugello hanno emesso un allarme circa il pericolo che i danni idrogeologici accertati in Mugello possano produrre conseguenze anche sulla flora dell'Appennino. Sono state richieste perizie urgenti con moderne tecnologie all'infrarosso. "E' in corso una verifica di questo tipo sui boschi di Monte Morello?", è stato chiesto. Il dott. Gori ha risposto che l'ARPAT non sta facendo ancora studi sulla vegetazione, ma che sono in programma. "Quando inizieranno?", è stato chiesto. "Non siamo ancora a questo livello di dettaglio", ha replicato il responsabile del Dipartimento ARPAT di Firenze.

Di fronte alle critiche piovute da ogni parte sul progetto TAV, il dott. Gori ha precisato che l'ARPAT ha solo funzioni tecniche di supporto alle Amministrazioni locali nella vigilanza sulle norme ambientali, e dunque non ha il potere di modificare la conduzione dell'opera da parte dell'affidatario, di dire "smettetela di fare così, da oggi si fa in quest'altro modo".

Alcuni genitori del Nido Alice, dopo aver ricordato le gravi inadempienze dell'Amministrazione Comunale che ha permesso la permanenza di quella comunità di bambini piccolissimi a ridosso di un grosso cantiere nonostante gli opposti impegni assunti in conferenza di servizi, hanno contestato comunque anche il comportamento tenuto da ARPAT e ASL, considerato non all'altezza delle esigenze di intervento che quella situazione emergenziale richiedeva.

Ma si è appreso anche che l'allarme-bambini a Sesto non sembra affatto concluso. Anzi. La scuola materna Gobetti a Quinto Basso, con tre sezioni e 80 bambini in età dai tre ai sei anni, è stata addirittura ritrasferita, a inizio anno scolastico, nella sua vecchia sede, a ridosso di un altro cantiere TAV, malgrado l'inquinamento atmosferico e acustico tutt'intorno, e nonostante che i lavori di costruzione del sottopasso della ferrovia storica, adiacente alla scuola, non siano affatto terminati, ma prevedano fasi ancora assai impattanti (dopo l'armatura, il getto, come ha riferito il dott. Andrea Poggi dell'ARPAT, anch'egli intervenuto all'incontro). I genitori sono allibiti: in questo periodo i bambini passano la maggior parte del loro tempo in giardino, a contatto con gli inquinanti. E la prospettiva di tenerli chiusi dentro per forza non sembra affatto una soluzione accettabile. Ebbene: questa situazione ARPAT e ASL hanno riferito di averla "scoperta" solo quella mattina (venerdì 22 settembre), quando hanno dovuto costatare la singolare compresenza, ancora una volta, di bambini e cantieri. Cosa succederà adesso? Chi ha omesso di intervenire per tempo?

Il dott. Poggi ha anche sottolineato il ruolo importante che le associazioni dei cittadini possono coprire in un contesto in cui l'accordo procedimentale approvato dalle istituzioni che hanno autorizzato i progetti non esplicita in modo adeguato i compiti da svolgere.

Quanto al ruolo dell'Amministrazione comunale, è stato fatto notare dagli esperti intervenuti che determinate mansioni di controllo e di tutela possono e devono essere svolte istituzionalmente dai Vigili urbani, non dall'ARPAT né dall'ASL.

A proposito delle sanzioni a carico di chi infrange i termini degli accordi sottoscritti, è stato osservato dall'ARPAT che esse appaiono scarsamente rilevanti a fronte della dimensione delle società impegnate nell'esecuzione dell'opera: rientrano nei cosiddetti "costi d'impresa", e non rappresentano dunque un deterrente efficace per il rispetto delle garanzie sanitarie e ambientali.

Preoccupazioni sono affiorate più di una volta nel corso dell'incontro per i rischi, su scala ancora più ampia, legati alla prossima cantierizzazione TAV di Firenze.

Arzach, Idra, ASL, ARPAT e pubblico si sono lasciati a tarda sera con l'impegno a proseguire insieme il percorso di informazione e di confronto avviato oggi su una cantierizzazione che i proponenti annunciano lunga 92 mesi.

Ma che potrà durare anche più a lungo.

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