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COMUNICATO STAMPA Firenze, 17.5.’02

 

"PER UN MONDO DI DIRITTI" IN MUGELLO: REALI O VIRTUALI?

ITALIA NOSTRA E IDRA SCRIVONO AL SEGRETARIO DELLA CGIL, SERGIO COFFERATI.

"Per un mondo di diritti" è il titolo del convegno organizzato da ARCI Firenze, Camere del Lavoro di Firenze e Mugello - Valdisieve, e Rete Lilliput Firenze, a Borgo San Lorenzo il 17 e 18 maggio. Si parlerà di libertà di informazione, ma anche di come tutelare i diritti di chi è costretto a lavorare lontano da casa. Che ruolo svolge in questo caso il sindacato? C'è l'esempio pratico, e a portata di mano, dell'Alta Velocità ferroviaria. Le associazioni Italia Nostra e Idra hanno ormai maturato una certa esperienza in materia, e nutrono serie perplessità. Che ritengono doveroso comunicare a Sergio Cofferati, portavoce della CGIL, storica associazione dei lavoratori, che parteciperà ai lavori del convegno (testo integrale della lettera su http://www.idraonlus.it/vecchiosito/inizio.html, in testa alla rubrica "appelli e petizioni").

"Migliaia di lavoratori", scrivono il presidente di Italia Nostra Leonardo Rombai, e il vicepresidente di Idra Pier Luigi Tossani, "sono qui da sei anni, in terra di Toscana e di Emilia, impegnati a molte centinaia di chilometri da casa loro nella realizzazione della galleria superveloce Firenze-Bologna in condizioni di emarginazione sociale e civile davvero poco degni di un Paese moderno. Si tratta di condizioni difficilmente sostenibili: 48 ore a settimana, su turni a ciclo continuo diurno e notturno, con meccanismi di recupero che, per strappare qualche ora in più nel tempo di ritorno alle famiglie nel sud (da dove proviene la gran parte), costringono a ulteriori incrementi di impegno nel tempo di lavoro in galleria. Che è a sua volta un tempo significativamente usurante, se consideriamo le condizioni ambientali: la ventilazione scarsa e difficile, l'impurità dell'aria, il fango, il rumore, il rischio. Ci giungono notizie anche di allarmanti sottodimensionamenti delle squadre rispetto agli organici previsti. Si tratta di fattori che pensiamo abbiano avuto influenza diretta nel decesso, per incidenti vari, di tre lavoratori." Eppure, sul sito internet della CGIL, si può leggere che "il modello Cavet … esaltando la funzione negoziale dell’impresa e del lavoro, rappresentati dal sindacato e dall’azienda, innesta gli aspetti che competono alla contrattazione dentro un modello concertativo". Lo afferma Franco Martini, segretario generale della Fillea Cgil nazionale. L’esperienza avviata nei cantieri dell’Alta velocità nell’Appennino tosco-emiliano permette addirittura di proporre come esemplare il modello adottato nei cantieri TAV: "un sistema che, sostengono in casa sindacale, potrebbe essere esportato a livello europeo per la realizzazione di altre importanti opere".

Il dramma nel dramma, non solo per chi è impegnato sulla Firenze-Bologna ma per i lavoratori tutti - anche questo Italia Nostra e Idra tengono a segnalare a Cofferati - è che i pesanti sacrifici sostenuti dai minatori non portano alcun beneficio alla comunità nazionale. Questo modello di Alta Velocità non serve, scrivono Rombai e Tossani. E aggiungono: "I dati oggettivi asseverano che questa Alta Velocità doveva essere finanziata dai privati, che invece si sono completamente defilati. Esistono invece margini amplissimi - del tutto ignorati - per il potenziamento e il miglioramento della rete storica, tali da soddisfare le esigenze reali degli utenti del trasporto. La realizzazione dell’Alta Velocità sta provocando danni ambientali irreversibili, che si traducono in costi permanenti certi per le future generazioni, mentre gli stessi costi di realizzazione, tutti a carico del pubblico erario, crescono esponenzialmente, senza controllo. La tratta Firenze-Bologna, che secondo TAV doveva costare chiavi in mano, completa, 2.150 mld di lire, è schizzata a 8.150 mld di lire a aprile del 2001 (oggi, non sapremmo). E l’eventuale futura gestione dell'opera darebbe luogo a ingenti deficit di esercizio".

In un contesto di "diritti e libertà di informazione" sembra dunque utile ricordare che argomenti di semplice buon senso, come quelli sopra riportati, in realtà hanno dimostrato di avere ben poca presa su molti amministratori pubblici e responsabili istituzionali. Mentre la quasi totalità dei media appare allinearsi sulle posizioni dei "poteri forti" che, soli, beneficiano di questo tipo di operazioni.

Non basta. E' infatti notizia di questi giorni che grandi imprese nazionali, nonostante gli introiti provenienti dai lavori dell'Alta Velocità, hanno manifestato stato di crisi e significative perdite di esercizio. Su questo, Rombai e Tossani scrivono: "Si potrebbe creare lavoro dotando il Paese di strutture utili e relativamente poco costose, ma questo non viene fatto. Pensiamo da quanti lustri, da quanti decenni manca l'acqua in Sicilia. O pensiamo allo stato della rete ferroviaria nel sud del Paese. Siamo del parere che questo impiego di risorse finanziarie pubbliche, e di forza lavoro, in operazioni fallimentari come l'Alta Velocità, in prospettiva non potrà comunque salvare le imprese in crisi, né altresì salvaguardare i livelli di occupazione. Anzi, ci pare che questo tipo di scelte vada precisamente nella direzione dell'impoverimento dei lavoratori, che potrebbero venire a trovarsi in una situazione di tipo argentino".

Italia Nostra e Idra, nel salutare Cofferati, auspicano nella CGIL una ponderata rivisitazione dell’atteggiamento da tenere anche in questa vicenda-simbolo, verso "una "convergenza di intenti" finalmente positiva, per la quale ciascuna realtà che desidera operare per il bene del Paese e dei lavoratori possa promuovere sinergie concrete atte a rendere a chi lavora i suoi diritti, e a ricondurre l'amministrazione della cosa pubblica su binari di giustizia".

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