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Italia Nostra

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Firenze, 17.5.’02

Lettera aperta

al Segretario Generale della CGIL

Sergio COFFERATI

fax 06.84.76.498

 

 

Gentile Segretario,

le associazioni firmatarie hanno appreso della Sua partecipazione al Convegno "Per un mondo di diritti", che si terrà a Borgo San Lorenzo (FI) i prossimi 17 e 18 maggio.

E' nostro desiderio cogliere questa occasione di vicinanza per farLe pervenire, nella Sua veste di portavoce di quella storica associazione di lavoratori che è la CGIL, alcune brevi riflessioni maturate nell'ambito della nostra attività associativa. Riflessioni che riteniamo pertinenti al tema del Convegno. Esse derivano dall'impegno quotidiano e dall'esame dei dati e dei fatti relativi alla vicenda "Alta Velocità ferroviaria", con la quale ci confrontiamo da anni, di concerto con numerose altre espressioni di cittadinanza attiva a livello nazionale.

"Come estendere i diritti a chi lavora lontano dalla propria terra", recita il titolo del primo tema del convegno. Qualcuno finalmente si è accorto, dunque, che migliaia di lavoratori sono qui da sei anni, in terra di Toscana e di Emilia, impegnati a molte centinaia di chilometri da casa loro nella realizzazione della galleria superveloce Firenze-Bologna in condizioni di emarginazione sociale e civile davvero poco degni di un Paese moderno. Molti di loro abbiamo avuto occasione di conoscerli personalmente, ma già i rapporti ASL e i referti ospedalieri parlano abbastanza chiaro. Si tratta di condizioni difficilmente sostenibili: 48 ore a settimana, su turni a ciclo continuo diurno e notturno, con meccanismi di recupero che, per strappare qualche ora in più nel tempo di ritorno alle famiglie nel sud (da dove proviene la gran parte), costringono a ulteriori incrementi di impegno nel tempo di lavoro in galleria. Che è a sua volta un tempo significativamente usurante, se consideriamo le condizioni ambientali: la ventilazione scarsa e difficile, l'impurità dell'aria, il fango, il rumore, il rischio. Ci giungono notizie anche di allarmanti sottodimensionamenti delle squadre rispetto agli organici previsti. Si tratta di fattori che pensiamo abbiano avuto influenza diretta nel decesso, per incidenti vari, di tre lavoratori. Rammentiamo anche che il tempo di riposo dei minatori nei loro alloggiamenti sembra adeguarsi allo stile del tempo di lavoro: sistemazioni scarsamente dignitose in prefabbricati, a stretto contatto con i cantieri e le lavorazioni, isolamento sociale rispetto alle comunità ospitanti, trasporti inadeguati o inesistenti fra i campi-base e l'esterno.

Come vede, gentile Segretario, le nostre perplessità riguardano dunque anche il capitolo della sicurezza. Dei rischi strutturali che i lavoratori corrono quotidianamente per effetto di un cattivo contratto, per giunta male amministrato, potrà chiedere conferma Lei stesso ai lavoratori e ai loro RLS e RSU se, come speriamo, avrà modo di incontrarli sabato 18 maggio a Borgo San Lorenzo. La cosa non può che gravemente rattristarci, perché ci rendiamo ben conto a quali infelici conseguenze possa portare l'assunto "lavoro sì, ma solo alle condizioni dettate dall'Azienda".

Eppure sul sito della CGIL leggiamo: "Il modello Cavet è innanzitutto un modello concertativo ed è al tempo stesso un modello contrattuale, nel senso che esaltando la funzione negoziale dell’impresa e del lavoro, rappresentati dal sindacato e dall’azienda, innesta gli aspetti che competono alla contrattazione dentro un modello concertativo". Lo afferma Franco Martini, segretario generale della Fillea Cgil nazionale. L’esperienza avviata nei cantieri dell’Alta velocità nell’Appennino tosco-emiliano permetterebbe addirittura di proporre come esemplare il modello adottato nei cantieri TAV, "un sistema che, sostengono in casa sindacale, potrebbe essere esportato a livello europeo per la realizzazione di altre importanti opere. Un unico interlocutore: il consorzio Cavet, general contractor per la realizzazione della linea, su affidamento di Tav, la project company costituita nel ’91, a cui le Fs hanno commissionato la realizzazione dell’alta velocità a livello nazionale". Ci sono inesattezze informative nella descrizione del "quadro" (il general contractor, per esempio, è la FIAT, non il Cavet). Ma la filosofia sposata in questa pubblicazione che – si annuncia – "farà il giro dei congressi della federazione di categoria, per spiegare quanto è stato fatto sul piano della sicurezza nella tratta Firenze-Bologna", ci porta diritto alla seconda considerazione che desideriamo porgerLe.

Il dramma nel dramma della vicenda "Alta Velocità ferroviaria" in Italia è, infatti, che i pesanti sacrifici sostenuti dalle maestranze non portano alcun beneficio alla comunità nazionale, anzi. Non è questa la sede per approfondimenti tecnici, per i quali anzi segnaliamo alla Sua considerazione, i materiali informativi pubblicati sul sito web di Idra (http://www.idraonlus.it/vecchiosito/inizio.html), e in particolare - fra i documenti - il dossier ai candidati premier, che riassume i principali argomenti e le possibili alternative.

La sintesi di questa vicenda, come l'abbiamo vissuta anche insieme ad altre associazioni locali che, in numerose regioni del Paese, hanno cercato di portare alle istituzioni e ai diversi enti decisori le ragioni del buon senso, è che ci troviamo di fronte all’ennesima manovra lobbistica. La ragione ci spinge a ritenere che in Italia questo modello di Alta Velocità non serva davvero. D’altro canto, i dati oggettivi asseverano che questa Alta Velocità doveva essere finanziata dai privati, che invece si sono completamente defilati. Esistono invece margini amplissimi - del tutto ignorati - per il potenziamento e il miglioramento della rete storica, tali da soddisfare le esigenze reali degli utenti del trasporto. La realizzazione dell’Alta Velocità sta provocando danni ambientali irreversibili, che si traducono in costi permanenti certi per le future generazioni, mentre gli stessi costi di realizzazione, tutti a carico del pubblico erario, crescono esponenzialmente, senza controllo. La tratta Firenze-Bologna, che secondo TAV doveva costare chiavi in mano, completa, 2.150 mld di lire, è schizzata a 8.150 mld di lire a aprile del 2001 (oggi, non sapremmo). E l’eventuale futura gestione dell'opera darebbe luogo a ingenti deficit di esercizio.

Ci stupisce e ci addolora, pertanto, gentile Segretario, che anche il Sindacato abbia dato il suo avallo a operazioni di questo tipo. Che appaiono restare a esclusivo vantaggio delle corporazioni che si arricchiscono intorno ai mega-lavori-pubblici inutili, come in questo caso, pagati con i soldi dei contribuenti, dei lavoratori stessi. A questi ultimi le medesime lobby si permettono graziosamente di concedere lavoro sì, ma non indirizzato ad un sano sviluppo del Paese, e comunque solo alle loro condizioni, quelle che abbiamo riferito.

Sono recentissime, gentile Segretario, le notizie dello stato di crisi e di significative perdite di esercizio a carico di grandi imprese nazionali. Noi riteniamo che, in ogni caso, non sia lungimirante né equo pensare di riequilibrare i bilanci e salvare i posti di lavoro, gettando il denaro dei lavoratori in operazioni insensate come quella che abbiamo appena descritto. Si potrebbe invece creare lavoro dotando il Paese di strutture utili e relativamente poco costose, ma questo non viene fatto. Pensiamo da quanti lustri, da quanti decenni manca l'acqua in Sicilia. O pensiamo allo stato della rete ferroviaria nel sud del Paese.

Siamo del parere che questo impiego di risorse finanziarie pubbliche, e di forza lavoro, in operazioni fallimentari come l'Alta Velocità, in prospettiva non potrà comunque salvare le imprese in crisi, né altresì salvaguardare i livelli di occupazione. Anzi, ci pare che questo tipo di scelte vada precisamente nella direzione dell'impoverimento dei lavoratori, che potrebbero venire a trovarsi in una situazione di tipo argentino.

Nel momento in cui tutto ciò sta avvenendo, da anni, nella sostanziale disinformazione della pubblica opinione, e col consenso trasversale di molti "attori sociali", ci rivolgiamo a Lei, gentile Segretario, nella speranza di una "convergenza di intenti" finalmente positiva, per la quale ciascuna realtà che desidera operare per il bene del Paese e dei lavoratori possa promuovere sinergie concrete atte a rendere a chi lavora i suoi diritti, e a ricondurre l'amministrazione della cosa pubblica su binari di giustizia.

Fiduciosi in un Suo riscontro alla presente già in occasione dell’imminente convegno a Borgo San Lorenzo, e restando a Sua disposizione per ogni approfondimento, Le porgiamo un cordiale saluto.

Per Idra

il vicepresidente

Pier Luigi TOSSANI

 

Per Italia Nostra, Sezione Firenze

il presidente

Leonardo ROMBAI

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